Vandalismo

Spezzata la coda del Leone di Martalar a Tarzo. Zaia: “Oltraggio all’anima del popolo veneto”

L’opera è stata inaugurata appena un mese fa, in località Fratta, in occasione del sesto anniversario del riconoscimento delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene come Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO

Spezzata la coda del Leone di Martalar a Tarzo. Zaia: “Oltraggio all’anima del popolo veneto”

Il Leone alato di Marco Martalar è una scultura monumentale in legno, alta oltre 7 metri e lunga circa 10, realizzata con più di 3.000 pezzi di legno provenienti dagli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia del 2018.

L’opera è stata inaugurata il 5 agosto 2025 a Tarzo, in località Fratta, in occasione del sesto anniversario del riconoscimento delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene come Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. La scultura è stata definita il “Leone alato in legno più grande del mondo”.

Indignazione tra istituzioni e cittadini

Inaugurato appena un mese fa, il leone è stato danneggiato ripetutamente fino a spezzargli la coda, suscitando indignazione tra le istituzioni e la popolazione locale.

“Non si tratta di una semplice bravata, ma di un gesto vile che ferisce non solo un’opera d’arte, ma l’anima stessa del nostro popolo. Chi ha osato colpirlo non ha colpito un pezzo di legno, ma ha inferto un’offesa a tutti noi, alle nostre radici, ai nostri valori”.

Ha dichiarato il presidente del Veneto Luca Zaia.

Difendere i simboli della cultura veneta

Zaia ha sottolineato l’importanza di proteggere e custodire i simboli identitari:

“Questo episodio deve essere un richiamo per tutti noi: dobbiamo difendere ciò che rappresenta la nostra storia e trasmetterlo alle nuove generazioni. Il Leone sarà riparato e continuerà a guardare dall’alto la nostra terra, simbolo di resilienza e speranza”.

Il presidente ha inoltre lanciato un monito ai turisti e ai visitatori:

“A tutti i meschini che si appendono al Leone per un selfie o per una bravata dico che è ora di imparare il rispetto. Sarebbe un fallimento culturale dover installare una videosorveglianza in un luogo come questo”.