Come in un film

Treviso, fuggono dal carcere calandosi con le lenzuola: due ripresi, uno è ancora latitante

Protagonisti della rocambolesca azione tre detenuti albanesi, due subito ripresi. Il terzo, un 27enne, è ancora ricercato.

Treviso, fuggono dal carcere calandosi con le lenzuola: due ripresi, uno è ancora latitante
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E' successo stamattina all'alba a Santa Bona, protagonisti tre detenuti albanesi.

Treviso, fuggono dal carcere calandosi con le lenzuola: due ripresi, uno è ancora latitante

Una fuga da film all'alba di questa mattina, giovedì 9 giugno 2022, dal carcere Santa Bona di Treviso. A metterla in atto tre detenuti albanesi che, dopo aver tagliato le sbarre della cella in cui erano rinchiusi, si sono calati con le classiche lenzuola per poi darsi alla fuga. Il tutto è accaduto intorno alle 5.

Due fuggitivi sono stati però subito raggiunti e bloccati dagli agenti della Polizia penitenziaria, ancora prima che potessero lasciare la casa circondariale. Il terzo fuggiasco, un 27enne, invece è riuscito a far perdere le proprie tracce ed è tuttora ricercato dalle Forze dell'ordine. Sul suo capo pendeva un mandato di cattura europeo per i reati di tentato omicidio, rapina, detenzione di materiale esplosivo e altri reati connessi al traffico di droga.

Il latitante sarebbe Pula Edison, arrestato nel febbraio scorso dalla Squadra Mobile di Treviso per una serie di furti tra le province di Treviso e Belluno.

La reazione dei sindacati di Polizia penitenziaria

A rendere noto il grave episodio è stato il segretario generale delle UILPA Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio:

"Giusto qualche ora fa, in un comunicato, con una metafora, parlavamo di fuga dal carcere di operatori e dirigenti penitenziari; neanche il tempo di diffonderlo e abbiamo appreso di un’evasione vera, l’ennesima, condotta con il metodo più classico. Tutto questo restituisce, se ancora ce ne fosse bisogno e qualcuno non lo avesse capito, il quadro d’inefficienza, approssimazione e insicurezza in cui versano le carceri del Paese"

E ancora:

"Anche a Treviso le nostre articolazioni territoriali hanno ripetutamente segnalato a vari livelli dell’Amministrazione penitenziaria i rischi per la tenuta della sicurezza interna, trovando, tuttavia, come spesso accade, interlocutori distratti e approssimativi, nella migliore delle ipotesi - prosegue il sindacalista - Ma, sia chiaro, non intendiamo buttare la croce addosso a chi opera in periferia, che pure molto di più a livello organizzativo e gestionale potrebbe e dovrebbe fare e qualche spiegazione dovrà darla, ma ribadiamo che è tutto il sistema d’esecuzione penale che deve essere reingegnerizzato, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria rifondato e il Corpo di polizia penitenziaria riorganizzato"

"Per farlo, peraltro, non si può prescindere dall’adeguamento degli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di 18mila unità, e dal potenziamento di tecnologie ed equipaggiamenti. Di questo dovrebbero occuparsi il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e il Capo del DAP, Carlo Renoldi, di cui, in verità, non abbiamo notizia di tangibili interventi dal suo insediamento. Il resto sono solo declamazioni di principio e passerelle utili, forse, a raccogliere qualche consenso, ma non certo alla causa", la chiosa di De Fazio.

Dopo la clamorosa evasione, all’alba di oggi, di alcuni detenuti stranieri dal carcere di Treviso, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE “punta il dito” contro i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria.

Spiega Donato Capece, segretario generale del SAPPE:

“Quel che è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Ci rendiamo conto che il SAPPE denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento? La politica se n’è completamente fregata. E i vertici del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione Penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali…”.

“Sono già in corso le operazioni di polizia per assicurare la cattura anche del secondo evaso, di nazionalità albanese, che spero venga preso quanto prima. Questa evasione è la conseguenza dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria, che ha 7mila agenti in meno", conclude Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del SAPPE.

“Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria favorisce inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui”.

 

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