Un nodo irrisolto

Turismo Veneto, Zaia: "Non siamo gli untori d'Europa, ma i confini non riaprono..."

Il Veneto ha avuto la capacità di intervenire contro il virus quando non c'erano "libretti di istruzioni": adesso, tocca riaprire i confini.

Turismo Veneto, Zaia: "Non siamo gli untori d'Europa, ma i confini non riaprono..."
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Punto stampa di oggi, 5 giugno 2020, con un ospite speciale: il professor Navaresi, punto di riferimento per le terapie intensive.

Il bollettino aggiornato

I tamponi effettuati in totale sono 720.533, 13.099 in più di ieri. Le persone in isolamento sono 1.145 (-80 rispetto a ieri) mentre i positivi sono 19.174 (+6), il che corrisponde a meno dello 0,3 per mille. I ricoverati in area non critica sono 347 di cui solo 96 Covid. Le terapie intensive sono 20 (-1) di cui solo 2 Covid. Dimessi 3.418 (+15) e 1.938 (+4) morti, di cui 1.389 in ospedale. Nati 91. Il bollettino conferma il trend in discesa e il modello matematico “fatto in casa” e seguito dall’assessore Bottacin.

Due date fondamentali

Per quanto riguarda le ultime riaperture, ci sono due date fondamentali, ovvero il 15 giugno e la fine del mese:

Pensiamo che si possa chiudere questa partita nel mese di giugno, con una fase intermedia che è quella del 15 giugno con gli spettacoli. Ci riserviamo di vedere questo fine settimana e l’inizio della prossima per l’evoluzione. Siamo preoccupati perché non c’è chiarezza per l’apertura delle frontiere: noi siamo dell’idea che debbano essere aperte e non è una visione meramente speculativa ma con molto senso di responsabilità, anche perché abbiamo seguito in questi 105 giorni il Coronavirus e non ho intenzione di far cadere il Veneto nel buio. Massima responsabilità ma le frontiere vanno aperte.”

“Molte buone pratiche” dovute alla fortuna e alla sfortuna del Veneto

Fondamentale riaprire i confini per permettere al turismo di ripartire:

Non siamo gli untori d’Europa: noi abbiamo avuto la sfortuna di aver trovato il Coronavirus ma anche la fortuna di essere stati i primi a trovarlo, in nome e per conto del mondo occidentale. Molte buone pratiche di terapie intensive, di malattie intensive e subintensive noi li abbiamo sperimentati, selezionati e decisi quando ancora non c’erano le istruzioni per l’uso. Sembrava una follia chiudere Schiavonia ma poi ne abbiamo chiusi altri 9: chi è arrivato dopo si è trovato uno storyboard.”

Il capitolo Mes

Il Partito Democratico chiede che il Presidente risponda alla possibilità di accedere o meno ai fondi del Mes. Il commento del Presidente:

“Non lo decide la Regione Veneto ma deve essere il Governo se accettarlo o no. Esprimo la mia considerazione quando sapremo i vincoli che ci sono: non ne faccio una polemica ma non spetta a me”.

Taglio di 600 posti letto?

“Chi dice queste robe qua non conosce il d.m.70: la Regione Veneto si è adeguata ad un’ordinanza nazionale che prevede 3 posti letto ogni 1000 persone. Se uno non sa leggere le tabelle non è un problema mio”

L’intervento di Paolo Navaresi

Paolo Novaresi, guru delle terapie intensive, è stato il “faro” per la fase più critica dei pazienti Covid.

La terapia intensiva, per alcuni versi, è una sconfitta: vuol dire che qualcosa non ha funzionato prima. Oggi, come numero di positivi, è possibile dire che il problema è sotto controllo: nessuno di noi ha la bacchetta magica ma davvero è una cosa dietro le spalle e stiamo già guardando avanti.”

Il professore racconta della rete costruita con Wuhan, Berlino, Boston e altre città in cui il virus si era già manifestato o si sarebbe manifestato a breve.

“Qualcosa da guardare come una novità, con occhi di bambino: una cosa che non avevo mai visto prima e che spero di non vedere più”

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