"Canova e il dolore. Le stele Mellerio": inaugurata al Museo Gypsotheca di Possagno la mostra ideata da Sgarbi
E' il secondo appuntamento espositivo del 2022 degli Anniversari Canoviani, iniziativa che celebra i 200 anni dalla morte del genio del Neoclassicismo.
La mostra “Canova e il dolore. Le stele Mellerio. Il rinnovamento della rappresentazione sepolcrale”, ideata da Vittorio Sgarbi e curata da Francesco Leone e Stefano Grandesso, con la direzione artistica di Contemplazioni - Credit foto Filippo Guerra | Otium (otium.it).
"Canova e il dolore. Le stele Mellerio": inaugurata al Museo Gypsotheca di Possagno la mostra ideata da Sgarbi
Il 5 maggio scorso inaugurato al Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno (TV) il secondo appuntamento espositivo del 2022 degli Anniversari Canoviani, iniziativa che celebra i 200 anni dalla morte del genio del Neoclassicismo.
La mostra “Canova e il dolore. Le stele Mellerio. Il rinnovamento della rappresentazione sepolcrale”, ideata da Vittorio Sgarbi e curata da Francesco Leone e Stefano Grandesso, con la direzione artistica di Contemplazioni, trova il suo apice nella ricomposizione, per la prima volta dal loro smembramento, dei due monumenti Mellerio, voluti dal conte Giacomo Mellerio in memoria dello zio Giovanni Battista e della moglie Elisabetta Castelbarco, dopo aver visitato lo studio romano di Canova. Il conte rimase colpito proprio da un monumento funebre al quale l’artista stava lavorando e gli commissionò le due stele funerarie, a cui Canova attese dal giugno 1812 al 1814, che giunsero a Gerno, presso Villa «Gernetto» Mellerio nell’agosto del 1814 per essere collocate in una cappella fatta costruire appositamente.
Alle due opere canoviane si aggiunse nel 1825 il monumento che Giacomo Mellerio commissionò allo scultore Giuseppe De Fabris per commemorare la figlia Giovannina scomparsa prematuramente. Tra il 1962, quando sono ancora documentate in situ, e il 1975, anno in cui il «Gernetto» fu acquistato dal Credito Italiano, le due stele furono rimosse dalla loro originaria collocazione. Nel 1978, bloccate dalla Soprintendenza ai Beni Storici e Artistici di Palermo mentre stavano per essere esportate in Germania, le due opere furono acquisite dalla Regione Siciliana.
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Altre strade invece presero i rilievi del monumento di De Fabris, oggi conservati in due diverse collezioni private ed eccezionalmente e per la prima volta ricomposti in occasione di questa esposizione. Vittorio Sgarbi, presidente di Fondazione Canova onlus e del Comitato nazionale ha osservato con decisione:
“Altra è la villa il Gernetto, con la sua storia, senza il mausoleo Mellerio. Canova ne è la consacrazione. E attribuisce senso alla architettura nel dialogo con la scultura, con un peculiare valore estetico e storico. Una tappa fondamentale della evoluzione dei monumenti funerari dal Rinascimento al Neoclassico. Le stele Mellerio sono storia, e non hanno senso a Palermo. Il proprietario della villa, Silvio Berlusconi, che ha immaginato una prospettiva culturale per la villa il Gernetto, ha il diritto e il dovere di rivendicare, attraverso la Soprintendenza e la magistratura, il risarcimento delle condizioni originali della cappella.”
In mostra, oltre a questa straordinaria ricomposizione, si potranno ammirare opere provenienti da collezioni pubbliche e private nazionali e internazionali, suddivise in tre sezioni: la prima dedicata alle stele Mellerio e al monumento di De Fabris, la seconda al rinnovamento della rappresentazione sepolcrale operato da Canova e l’ultima che ripercorre gli omaggi di molti artisti a Canova e alle sue invenzioni.
Il direttore del Museo, Moira Mascotto dichiara:
"È una mostra dal grande valore storico, artistico e culturale. I numerosi prestiti, uniti al patrimonio del Museo, hanno permesso di creare un percorso ricco di interesse e di novità. Tra le molte opere esposte, troviamo un nucleo di disegni inediti provenienti da una collezione privata e dati in custodia al Museo per i prossimi anni. La mostra è stata inoltre occasione per restaurare i due modelli in gesso delle Stele Mellerio e il Taccuino di disegni che appartengono alla collezione di Possagno."
All’interno del percorso espositivo, infatti, saranno anche presenti dei disegni canoviani inediti, il taccuino canoviano di Possagno esposto al pubblico per la prima volta dopo il restauro da parte del Museo Canova e i disegni di Felice Giani e della sua cerchia, provenienti dal Museo del Prado e qui per la prima volta esposti.
“Il vero e proprio culto tributato a Canova dai contemporanei si traduce in una serie di omaggi artistici che in mostra sono rappresentati da opere esemplari. In esse il repertorio delle invenzioni canoviane viene continuamente studiato, reimpiegato e variato, riflettendo anche sul ruolo stesso della scultura, capace di eternare la memoria umana nel marmo.”
Interviene Stefano Grandesso, curatore della mostra:
“In termini foscoliani, con Canova il sepolcro si elevò a luogo deputato alla riflessione laica sui misteri dell’esistenza umana e della morte. Come la poesia in Foscolo, così la scultura in Canova, con la sua armonia, divenne il pascolo della memoria, la testimone che “vince di mille secoli il silenzio”, conclude Francesco Leone, curatore della mostra.
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L’iniziativa sarà corredata da attività didattiche ed eventi quali visite guidate con i curatori e visite guidate tematiche sul percorso mostra ogni fine settimana. Di particolare rilievo sono le collaborazioni, con la presenza tra i prestatori anche del Museo del Prado, uno degli istituti museali di maggior rilievo a livello internazionale. In particolare, hanno collaborato a vario titolo alla buona riuscita dell’iniziativa: Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della morte di Antonio Canova; Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso; Comune di Possagno; Provincia di Treviso; Archivio Storico e Musei Civici di Bassano del Grappa; Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese; Regione Siciliana; Museo del Prado di Madrid.