Giornata contro la violenza sulle donne, una panchina rossa in piazza Dall'Armi
Un gesto simbolico ricco di significati.
E’ stata installata oggi pomeriggio, alle 14.30, in centro a Montebelluna in piazza Dall’Armi, una panchina rossa, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.
Una panchina rossa
Una panchina rossa per far riflettere, per dare un segnale per ricordare, sempre, che la violenza di genere va combattuta ogni giorno. In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne oggi, mercoledì 25 novembre 2020, è stata installata una panchina rossa in piazza Dall'Armi in centro a Montebelluna, con una cerimonia ristretta per evitare assembramenti.
La piccola cerimonia, avvenuta nella piazza principale senza pubblico per evitare assembramento, ha visto la presenza del sindaco Elzo Severin, di una rappresentanza del consiglio comunale, e dell’assessore Antonio Romeo che ha letto i nomi della sessanta donne morte nel corso del 2020.
“Quest’anno, fino ad oggi, in Italia ci sono stati 60 femminicidi - ha spiegato Antonio Romeo assessore alle Pari opportunità e co-fondatore di “Cambiamento Maschile”, spazio di ascolto per uomini maltrattanti - I nomi delle donne uccise sono su internet ma loro non ci sono più. Avrebbero voluto festeggiare il Natale, non importa se in zona gialla, arancione o rossa: il pranzo in famiglia, una fetta di panettone, lo spumante. Non è possibile: per loro non ci sarà mai più Natale.
Maledetto virus! No, non mi riferisco al Covid-19, ma alla “violenza maschile”, usata nella maggior parte dei casi da mariti, ex partner, fidanzati, amanti, conoscenti, “uomini normali”! E’ per questo che oggi a Montebelluna, abbiamo installato una panchina rossa, in ricordo del sangue versato da queste donne a causa dell’ignoranza, della paura, del possesso, del controllo della gelosia, della fragilità del loro “principe azzurro” che diceva loro “Le donne non si picchiano neanche con un fiore” e che ogni 8 marzo portava a casa le mimose”.
Il sindaco, poi, ha aggiunto:
“Ricordo che solo lo scorso anno nell’Ulss 2 si sono avuti 700 accessi in codice rosa, cioè di donne che si sono rivolte alle cure ospedaliere per violenza di genere, e circa 250 solo nel distretto di Asolo. E’ un dato preoccupante, indicativo di un fenomeno che, purtroppo, non si arresta. Gli strumenti per prevenirlo sono, innanzitutto, nella cultura rivolta ad entrambi i generi fin dalla tenera età. Educare alla non violenza è il primo passo per far crescere generazioni di futuri uomini e donne che convivono nel rispetto delle diversità reciproche. In questo, un ruolo importante è ricoperto non solo dai genitori e dalla famiglia, ma anche dalle scuole e dalle istituzioni, che hanno il dovere di promuovere una cultura del rispetto e della consapevolezza”.
“Il pensiero va anche a tutte le altre donne che ogni giorno subiscono offese, maltrattamenti, violenza fisica, psicologica e sessuale dall’unica persona al mondo da cui non se lo sarebbero aspettato. Chi e come può cancellare questa strage che è iniziata migliaia di anni fa? Certamente aiuta l’impegno di tutti ma decisiva c’è solo una cosa: che noi maschi desideriamo e ci impegniamo a cambiare”.