Appaio, ergo sum

La maestra che arrotonda la paga "postandosi" sui social diventa un caso: etico o salariale?

Schierati pro e contro la maestra che nel dopo lavoro esprime anche sui social la realizzazione di sè. O è solo questione di paga?

La maestra che arrotonda la paga "postandosi" sui social diventa un caso: etico o salariale?
Pubblicato:
Aggiornato:

La Fism è la Federazione Italiana Scuole Materne, ovvero le scuole dell’infanzia  paritarie, non-profit, cattoliche o di ispirazione cristiana.

Detta più prosaicamente, è una di quelle agenzie alle quali la famiglia si rivolge per l'affidamento della prole all'inizio del percorso di maturazione e crescita sociale e culturale, che ne farà degli adulti consapevoli del loro ruolo in società.

La "mise"

Questo tipo di agenzia privata, laddove la tasca lo consenta, è prediletta: da manca a destra. Un tempo vi ci si recava, ed è durato molto più che nella scuola pubblica, con grembiule nero unisex, colletto bianco e fiocco rosso per le ragazze e blu per i ragazzi. Oggi la si frequenta come si crede: giusto, sbagliato?

Quello della "divisa", peraltro, lo si può vedere come un tratto distintivo di appartenza, il modo di comunicare la propria esclusività o, semplicemente, un modo per mitigare le differenze e far sentire tutti i frequentatori sullo stesso piano. Solitamente queste cose sono trattate nel regolamento della scuola.

Anche per le maestre, fino a non molto tempo fa ma ancora oggi per mera praticità, si può trovare la maestra che indossa un colorato grembiule.

Le "mise" d'altri tempi

Oggi che, a quanto sembra, l'apparire viene prima di tutto e si pretenderebbe il resto sia dato per scontato, capita che si apra un dibattito sulle "mise" con le quali una maestra d'asilo, nel dopo lavoro ritiene un diritto esprimere la sua personalità, senza che ciò debba essere messo in relazione con il suo lavoro.

La situazione è capovolta, insomma: la personalità viene espressa appieno sui social, ed è scontato che si sappia fare bene anche il proprio lavoro.

Tutto però si potrebbe pensare fuorché sia la Fism a giustificare la "sua" insegnate obbligata dalla scarsa remunerazione a trovarsi un secondo lavoro, ed a chiedere misure che garantiscano alle maestre degli asili paritari qualcosa in più della modesta remunerazione che mediamente non supererebbe i 1200 euro mensili.

Ma non è un pò come mettere la polvere sotto al tappeto?

Nel trevigiano, intanto, ci si divide da buoni manichei e con tanto di avvocati, tra famiglie che invocano l'allontanamento dell'educatrice ed altri che ne sostengono lo spirito di libertà.

Insomma, da questione di buon senso, non volendo nessuno predersi delle responsabilità che lo facciano passare per bigotto, l'argomento potrebbe diventare oggetto di un Codice etico - come più sotto riportiamo - da sottoporre alla prima assemblea provinciale.

Nel dichiararsi scuole dell’infanzia cattoliche o di ispirazione cristiana: non è già tutto compreso?

Purtroppo le altre agenzie cui spesso deleghiamo i figli nel tempo che non passano a scuola, sono proprio i social e la televisione ed è così che si perde molto presto la linea di confine tra vita pubblica e privata dimenticando che, alla fine del percorso di studi non si verrà accettati dal mondo del lavoro per quel che si appare, ma per quel che si vale.

Ciò probabilmente è anche nel piano dell'offerta formativa della scuola parrocchiale dove lavora la nostra maestra: est modus in rebus, no?

La stessa Simonetta Rubinato, presidente provinciale Fism di Treviso, ha sottolineato l'importanza di mantenere un decoro professionale e di verificare la compatibilità tra il comportamento sui social e il ruolo di insegnante.

Può una questione di etica, alimentare un dibattito sui salari?

Ecco, forse non è il modo corretto di porre la questione: quale sarebbe il livello stipendiale utile a giustificare il divieto di espressione alla nostra maestra?

E potranno delle linee guida sostituirsi al buon senso ed alla consapevolezza del proprio ruolo, soprattutto quando è delicato come quello dell'educatore?

La posizione della Fism

Noi abbiamo voluto sentire direttamente dalla Fism, un pensiero sull'argomento e, ricevutolo, lo riproponiamo appena appena adattandolo alle nostre pagine.

La delicatezza della questione

"E’ una questione delicata che fin da subito parrocchia, diocesi e Fism hanno voluto trattare con la dovuta cautela: per tutelare i bambini, le famiglie, le insegnanti e il personale che lavorano presso la struttura associata e garantire al tempo stesso, assoluta riservatezza anche nei confronti della maestra".

Il datore di lavoro

"Ad oggi, da parte del datore di lavoro, non sono state prese decisioni le quali, ad ogni buon conto, riguardano tutta la comunità educante e vanno ponderate sotto ogni aspetto.
La parrocchia sta approfondendo gli elementi noti con l’aiuto di legale ed un consulente del lavoro di fiducia della Diocesi per trovare la corretta soluzione".

Ai genitori cosa si dice?

"I genitori hanno fiducia nell’istituzione scolastica e questa ha a cuore i loro bambini oltre che il buon nome della scuola. Deve esser chiaro che nessuno intende ergersi a giudice di comportamenti che hanno a che fare con la sfera privata e la libertà individuale. Ciò che più importa è la tutela della comunità educante e di conseguenza la compatibilità del ruolo di un educatore con certi comportamenti nella sua vita privata".

"A nostro parere - continua il comunicato della Fism - decoro e riservatezza dovrebbero essere parte del bagaglio di ciascun insegnante, anche nella vita privata, al di là che lavori nella scuola statale o parrocchiale. Con le famiglie la scuola stringe un patto di alleanza educativa che prevede una condivisione di valori di fondo e di intenti, nello sforzo condiviso di educare i piccoli ed è comprensibile che la fiducia su cui si costruisce l’alleanza venga minata da certi comportamenti".

Il ruolo e la condotta

"Una condotta che fosse giudicata non conciliabile con il delicatissimo ruolo di educatore - ribadisce Fism - compromette il rapporto fiduciario con il datore di lavoro, che è la parrocchia, ma anche con l’intera comunità che affida l’educazione dei propri figli alle nostre strutture, condividendone l’ispirazione ai valori cristiani".

Il caso ha sollevato un’emergenza etica che ha colto Fism impreparata?

Non è così. Al di là che questo sia il primo caso di questo tipo che ci troviamo ad affrontare, l’esigenza di definire un codice etico del personale ci è stata segnalata durante i nostri corsi formativi dalle stesse insegnanti, coordinatrici e segretarie.

A presto il Codice etico?

"Certo, abbiamo deciso di affidarci ad un consulente per redigere una proposta di Codice etico che porremo all’approvazione della prossima assemblea provinciale Fism. Il caso scoppiato in questi giorni, semmai, ci ha solo confermato che quanto avevamo intuito è urgente e necessario".

Leggi anche
Seguici sui nostri canali