Maddalena ritrovata del Canova, foto e video della presentazione con Sgarbi
Si tratta della Maddalena Penitente, dipinto ritrovato proprio in quest’anno di celebrazioni per il secondo centenario della morte dell’artista di Possagno.
La Maddalena penitente. Il dipinto di Antonio Canova ritrovato.
Maddalena ritrovata del Canova, foto e video della presentazione con Sgarbi
Si è svolta questa mattina, giovedì 23 giugno 2022, al Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno la presentazione della riscoperta della “Maddalena penitente”, il dipinto di Antonio Canova che è stato ritrovato proprio in quest’anno di celebrazioni per il secondo centenario della morte dell’Artista. L’opera, oggi proprietà di privati, è un dipinto a olio su tela di 105 x 81 cm, che è stato sottoposto al direttore del Museo Gypsotheca Antonio Canova, dott.ssa Moira Mascotto, per verificare la paternità di Antonio Canova.
“Il ritrovamento della Maddalena dipinta da Canova stabilisce un dialogo tra la pittura, il disegno e la scultura, in un solo pensiero del dolore e della penitenza. E in singolare coincidenza con la vendita, il 7 luglio a Londra, dell’ultima Maddalena ritrovata in un giardino, risorta ad altissimi valori di mercato, tra i 5 e gli 8 milioni di sterline. La penitenza è finita. Anche la nuova Maddalena di Possagno è una scoperta annunciata da memorie e fonti canoviane, che riappare dopo un lungo oblio”.
Lo ha affermato il prof. Vittorio Sgarbi, presidente di Fondazione Canova onlus e presidente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della morte di Antonio Canova.
La presentazione dell’opera è stata occasione per condividere con il pubblico i numerosi studi e ricerche che hanno portato alla conferma dell’autenticità del dipinto. Nel momento del suo arrivo al Museo, l’opera presentava infatti uno stato superficiale compromesso da varie ridipinture dovute ai diversi restauri che, in un primo momento, ne hanno reso difficile la lettura.
Se ne è resa necessaria la pulitura per riportare il dipinto alle condizioni originarie, nel laboratorio di restauro del Museo ad opera della restauratrice Edda Zonta che così approfondisce il lavoro svolto “Prima del restauro, i colori risultavano alterati a causa della polvere grassa di deposito e dell’ossidazione della vernice. Erano visibili molti ritocchi, in particolare nell'occhio e nella mano della Maddalena. Altri ritocchi sono stati individuati nell’incarnato grazie alla diagnostica con la lampada a wood. Dalle foto ad infrarosso eseguite dall’Università degli Studi di Padova è stato possibile osservare i vari strati di esecuzione del dipinto, dal più profondo in cui la fronte era dritta, fino al visibile, in cui la fronte mostra una piega che aggiunge sofferenza al volto. Sono stati così eliminati in maniera puntuale e graduale tutti i materiali superficiali non idonei e non funzionali all’opera, scoprendo nel panno verde una stesura ambrata originale di gomma adragante data dall'artista. I ritocchi più recenti sono stati tolti e sistemate tutte le stuccature. Il restauro è terminato con l'intervento di ritocco pittorico e la protezione con una vernice finale”.
Prosegue la restauratrice Carlotta Beccaria:
"L’odierno intervento di restauro ha visto inizialmente il controllo dell’adesione del colore, che è risultata ottimale, e la sostituzione della vernice applicata nell’ultimo restauro poiché si trattava di una stesura intermedia di protezione, poco uniforme e che aveva incorporato qualche residuo di cotone utilizzato nella pulitura. Sono poi state riprese e controllate tutte le vecchie stuccature e si è potuto proseguire con la verniciatura intermedia a pennello del dipinto. Successivamente è stata intrapresa la delicata fase di presentazione estetica della superficie delle stuccature, in questa fase si è imitata la texture del tessuto e delle stesure pittoriche in modo da rendere non facilmente leggibili le lacune e l’antico taglio presente sulla superficie. Il restauro si è concluso con leggere verniciature nebulizzate sulla superficie pittorica per restituire la saturazione dei colori e la brillantezza cromatica.”
A partire da queste indagini, accompagnate da approfondite ricerche di carattere storico e artistico, si sono potute riscontrare affinità e analogie con i dipinti autografi di Canova. Tale valutazione considerata dalla dottoressa Moira Mascotto è stata condivisa dal prof. Vittorio Sgarbi e dal dott. Stefano Grandesso, membro del Comitato di Studi della stessa Fondazione.
I tecnici del museo hanno inoltre condotto approfondite analisi scientifiche, avvalendosi della collaborazione dell’Università di Bologna e del Centro Interdipartimentale di Ricerca "Studio e Conservazione dei Beni Archeologici, Architettonici e Storico Artistici" – CIBA dell’Università di Padova. Commenta la professoressa Rita Deiana, direttore del CIBA:
“La diagnostica preliminare non invasiva sulle opere d’arte e in particolare l’imaging multispettrale, la riflettografia infrarossa e a seguire le tecniche puntuali mirate come il RAMAN portatile, il FORS, costituiscono la base per poter guidare in modo mirato il minimo prelievo di microcampioni significativi di stratigrafia pittorica da analizzare in laboratorio e più in generale per poter orientare il restauro e identificare le parti originali dell’opera in esame. Grazie a questo iter messo in campo dagli esperti di diagnostica e dei laboratori che fanno capo al Centro interdipartimentale per i Beni Culturali CIBA dell’Università degli Studi di Padova, l’attribuzione del dipinto della Maddalena penitente a Canova può avvalersi oggi anche di dati scientifici che mettono quest’opera vicino ad altre opere dell’Artista di cui si sta costruendo un nutrito database fondamentale per conoscerne meglio la tecnica e, come in questo caso, per ampliare il corpus delle opere a lui attribuite.”
Grazie a questi studi e ricerche, il Museo Gypsotheca Antonio Canova può oggi confermare che il dipinto rinvenuto sia di Antonio Canova. Conclude il direttore del Museo, la dott.ssa Moira Mascotto:
“Sono molto orgogliosa del lavoro svolto in questi mesi, è stato un percorso lungo e complesso che ha contribuito a ricondurre alla mano dell’Artista un capolavoro considerato disperso e che ora possiamo presentare per la prima volta al pubblico proprio in occasione dei 200 anni della morte di Canova.
Inoltre è motivo di grande soddisfazione che la proprietà si sia rivolta al Museo di Possagno per accertare la paternità di questo dipinto, segnale che siamo punto di riferimento per lo studio e le ricerche sull’Artista e le sue opere.”
A partire da oggi, giovedì 23 giugno 2022, l’opera sarà esposta nella mostra dossier "La Maddalena penitente" al Museo Gypsotheca Antonio Canova, nella Casa natale dello Scultore e sarà posta in dialogo con la scultura della Maddalena penitente conservata presso il Museo, con la quale il dipinto presenta puntuali analogie stilistiche e iconografiche. Canova infatti meditò in diverse occasioni sul personaggio biblico di Maddalena, figura femminile tra le più rappresentate nel corso della storia dell’arte, che in questo caso viene raffigurata nel suo percorso di ravvedimento, carica di pathos e verità.
La mostra è curata da Vittorio Sgarbi e Moira Mascotto con la collaborazione di Contemplazioni. A corredo dell'esposizione verrà pubblicato un dossier che ripercorrerà la storia della rappresentazione della figura di Maddalena nell’opera di Antonio Canova e esporrà le ricerche multidisciplinari effettuate dal Museo in questa occasione.