Treviso, "Sei personali in cerca d’autore - selezione d’arte" inaugura il 4 marzo alla Casa dei Carraresi
Il nuovo format della XVI edizione di “Face’ Arts”. Ingresso gratuito
Al via “Sei personali in cerca d’autore - selezione d’arte” , il nuovo format della XVI edizione di “Face’ Arts”. Ingresso gratuito.
Treviso, “Sei personali in cerca d’autore - selezione d’arte” inaugura il 4 marzo alla Casa dei Carrares
Le opere degli artisti Andrea Bizzotto, Fabio Frabetti, Dobieslaw Gala, Chiara Serena, Emilio Sgorbati e Betty Vivian saranno allestite per dar vita a Face’Arts, la manifestazione itinerante che racchiude opere provenienti da tutto il Mondo per promuovere l’arte contemporanea e talenti nascosti, che quest’anno giunge alla XVI edizione con un secondo format.
Non più solo collettive d’arte ma anche personali, con un progetto nuovo e più attento ai singoli artisti. Più di 150 quadri saranno allestiti alla Casa dei Carraresi fino al 18 marzo 2023. Ospite del vernissage sarà il maestro Giorgio Sini, direttore d’orchestra, pianista e compositore. Fotografo ufficiale della manifestazione è Graziano Bicelli. La veste grafica del catalogo d’arte è di Paride Pacetti. Le sei personali saranno aperte al pubblico tutti i giorni, fino a sabato 18 marzo, dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00. L’ingresso è gratuito.
“Tra gli obiettivi di Face’Arts – ha dichiarato Mary Sperti – anche per questo nuovo format, c’è quello di promuovere artisti selezionati e fornire ai fruitori e collezionisti d’arte, una scelta accurata di opere. Si tratta quest’anno di sei personali che raccolgono espressioni artistiche contemporanee sempre originali, di spessore, in grado di emozionare. Portiamo ai collezionisti una vasta gamma di opere sorprendenti e di buona fattura. Non solo. L’obiettivo del progetto è unire e valorizzare tutte le forme di arte e cultura sostenendo e promuovendo artisti di qualità, ma anche le città e le location che ospitano l’evento”.
Tra le città che hanno ospitato Face’Art nelle edizioni precedenti c’è stata Matera (all’ex ospedale San Rocco gestito dalla Soprintendenza delle Belle Arti), Verona (nella chiesa San Pietro nel monastero della “Società Belle Arti”), Merano (nella splendida location del Kuraus), Bologna (Galleria Farini), Sanremo (Forte Santa Tecla), Senigallia (Rocca Roveresca, gestita dal Polo Museale delle Marche), ma anche Conversano, Pesaro, Jesi, Lecce, Ascoli Piceno (Forte Malatesta), Verona (chiesa “San Pietro Incarnario”), Bellagio (Torre delle Arti) e Treviso (Casa dei Carraresi Fondazione Cassamarca).
“Per questo nuovo format partiamo dalla città di Treviso che ha ospitato la precedente edizione di Face Arts “collettive”. Per la prima volta Facè Arts propone le personali di sei distinti artisti – ha dichiarato la curatrice della mostra, Mary Sperti -. Devo ammettere che non è stato semplice effettuare la selezione, in quanto sono giunte quindici richieste di artisti interessati ad esporre le loro opere all’interno di Facè Arts con una propria personale, ma la scelta è ricaduta, per questa prima nuova edizione, su Fabio Frabetti, Chiara Serena ed Emilio Sgorbati che già avevano intrapreso con Ms Eventi una continuità espositiva: Chiara Serena per la sua arte sempre innovativa e fresca, Emilio Sgorbati per la capacità narrativa surrealista e dinamica, Fabio Frabetti per la bellezza della sua tecnica pittorica, rapida, veloce che cattura e trasuda forte emozioni. La scelta è ricaduta anche su tre artisti che per la prima volta sposano il nostro progetto artistico: Andrea Bizzotto, Betty Vivian, Dobieslaw Gala. Delle opere di Gala colpiscono soprattutto la sua tecnica innovativa, importante a livello di linguaggio tecnico e concettuale; le opere di Betty Vivian spiccano per la loro capacità narrativa e lo stile pittorico molto colorato e vivido, e quelle di Andrea Bizzotto per la bellezza della sua arte classica legata a uno stile rigenerato, moderno e contemporaneo”.
Le sei personali
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I ritratti di Andrea Bizzotto
Andrea Bizzotto, di Bassano del Grappa (Veneto), dipinge dai primi anni 2000, dopo un praticantato durato sette anni presso la pittrice Mariella Scandola di Ancignano. Il suo percorso artistico si divide in due itinerari principali: il primo si snoda attraverso i corpi e il loro studio; lavorare sulla figura significa innanzitutto tentare di conoscere la persona che ritrae, studiarne il carattere, la personalità, i favori e i timori attraverso le linee, i pieni ed i vuoti delle sue forme, lungo itinerari già scritti dal trascorrere del tempo; il secondo itinerario si svolge attraverso lo studio della materia e dei colori, la ricerca ogni giorno su un determinato colore, ma anche nuove tecniche e nuovi materiali. Studiarne la densità, la viscosità, la durezza, capirne l’uso, le reazioni sulla tela e con gli pigmenti, capire il significato degli accostamenti, buttare via e rifare, ricordare le sensazioni e metterle da parte.
I ritratti, perché tutti i suoi lavori sono ritratti, sono solo incidenti avvenuti lungo questo percorso.
“Bizzotto racconta in chiave contemporanea il mondo della mitologia greca classica – sottolinea Mary Sperti, curatrice della mostra -. Il suo studio è attento e scrupoloso, capace di individuare nell’anatomia umana, nello studio dei corpi, attraverso una conoscenza approfondita della personalità del carattere, il soggetto rappresentato. Attento anche il suo sguardo allo studio della materia, sia dal punto di vista estremamente tecnico, sia dal punto di vista delle luci e delle ombre. Una grande pittura classica ma assolutamente contemporanea, raffinata, travolgente, emozionante”.
Tra le opere allestite a Treviso e presenti sul catalogo ci sono: “Prometeo”, in olio, catrame, matita e ruggine su tela rovescia (140x194 cm.); “Ananke” in acrilico e olio su tela rovescia (175x140 cm.); “Eracle 01”, un dittico in olio, catrame, matita e ruggine su tela rovescia (142x215 cm.); “Eracle 02”, dittico in olio, catrame, matita e ruggine su tela rovescia (135x210 cm.); “Eurinome 01”, un trittico in olio e acrilico su tela (125x200 cm.); “Eurinome 02”, trittico in olio e acrilico su tela (125x200 cm.); “Emera”, dittico in olio, caffè e acrilico su tela (115x195); “Erebo”, dittico in olio, caffè e acrilico su tela (115x195cm. ); e “Kairos”, dittico in olio, acrilico e matita su tela (100x140 cm.).
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Le “immagini del nostro tempo” di Fabio Frabetti
Fabio Frabetti nasce nel 1954 a Cento di Ferrara (Emilia Romagna). Artista autodidatta, dopo gli studi classici frequenta il Dams di Bologna. Durante il periodo universitario inizia a sperimentare differenti tecniche, dimostrando grande sensibilità e talento per l’utilizzo dei materiali. I suoi disegni appaiono sin da subito dotati di una qualità straordinaria. Importanti per la sua pittura sono stati i viaggi di ricerca artistica nelle principali città europee, Colonia, Parigi, Madrid, Barcellona, dove ha visitato mostre d’arte e musei locali per studiare da vicino i grandi capolavori dell’arte. Da sempre è presente con le sue opere nelle fiere d’arte in Italia e all’estero.
Molte sono le mostre personali e collettive dove espone il suo lavoro, seguito con grande interesse da critici, collezionisti e galleristi. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private: oltre che in Italia, in Canada, Australia e in città di tutta Europa, tra le quali numerose in Spagna.
“Fabio Frabetti fa del segno una sorta di bisturi fantastico – sottolinea Mary Sperti -, con cui tracciare immagini del nostro tempo, in una vastissima e articolata differenziazione di soggetti. Nel solco dell’eredità dei maestri del passato ha tracciato e intrapreso la propria strada. La vitalità delle opere di Frabetti è anche nel gesto pittorico che le genera. Se conservano le tonalità neutre dei sogni e dei ricordi, il colore che le attraversa non è mai convenzionale, mai frutto di scelte di maniera, ma sempre il risultato di un’esigenza espressiva”.
Tra le opere, tutte in acrilico, allestite a Treviso e presenti sul catalogo ci sono: “Don’t stop me now” (150x100 cm), “Attention please” in acrilico (110x100 cm), “Hops” (100x120 cm), “I can’t wait anymore” (120x100 cm), “Indifferenza ma non per tutti” (120x100 cm), “Ingresso città n 9” (150x100 cm), “Sfida impari” (120x100 cm.), “The void” (150x100 cm), “Ingresso città” (120x100 cm).
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Le composizioni in rilievo dell’artista polacco Dobieslaw Gala
Dobieslaw Gala è nato nel 1975 a Ostrowiec Swietokrzyski, in Polonia. Scultore, dottore in Belle Arti, docente presso l’Accademia di Belle Arti “Jan Mateiko” di Cracovia, è vice presidente della Facoltà di Scultura dell’Accademia, dove si è laureato. Ha conseguito il diploma sotto la guida del professor Marian Konieczny, ed è stato premiato con la borsa di studio dell’Accademia di Belle Arti di Norimberga, dove ha lavorato sotto la supervisione di Tim Scott. Studioso del patrimonio nazionale della Repubblica di Polonia, è vincitore della X Triennale del Disegno Contemporaneo Polacco e di molti altri premi e riconoscimenti per il suo lavoro artistico. Le sue opere sono state presentate in oltre 70 mostre personali e collettive. Le opere mostrano il processo di offuscamento di tutti gli atti di presenza, eventi e attività nello strato materiale e spirituale. La serie di opere che realizza è un tentativo di illustrare i luoghi più inaccessibili della terra, dove si verificano misteriosi fenomeni, tracce di eventi, la cui conseguenza sono i cambiamenti della struttura della materia. Ma anche l’attività tossica dell’uomo che sperimenta in luoghi remoti del nostro pianeta, che si traduce in un grado avanzato e diverso di deformazione della natura.
Le opere hanno una dimensione metafisica, sono il racconto di un uomo come essere fisco che lascia una traccia extrasensoriale e duratura nella coscienza di ciò che lo circonda. Questa traccia è una sorta di deformazione della struttura dello spazio: tutto ciò che influenza il futuro.
“L’arte di Gala e l’ispirazione per le composizioni in rilievo, nasce dal bisogno di illustrare la caducità della nostra memoria, sempre alla ricerca di uno spazio metafisico – dichiara Mary Sperti -. Le sue opere cercano di illustrare i luoghi inaccessibili della terra, dove si verificano misteriosi fenomeni che in qualche modo lasciano tracce di sé; conseguenza di questi eventi sono i cambiamenti nella struttura della materia terrestre, della natura, del comportamento umano. La sua attenzione è incentrata anche sul ruolo dell’uomo, che nel suo essere intelligente cambia tutto ciò che lo circonda. Dinnanzi alle sue opere lo spettatore si ritrova in una situazione sospesa tra futuro, presente e passato”.
Tra le opere allestite a Treviso e presenti sul catalogo, ci sono “Rudimentum III”, “La zona 79”, “Epicentra”, “Fluidità interrotta”, “I fiumi delle informazioni”, “La zona 79 I”, tutte realizzate con una particolare “tecnica dell’artista” e di una dimensione pari a 100x100 centimetri.
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Le opere astratte e materiche di Chiara Serena
Chiara Serena nasce a Perugia nel 1983, vive e lavora a Vittorio Veneto (Treviso, Veneto). Da sempre affascinata dal colore e dalla materia si accosta all’arte da autodidatta con idee innovative e creative, utilizzando forme, colori e materiali diversi per creare opere profonde, tridimensionali e di grande impatto visivo.
Artista eclettica, ama sperimentare tecniche sempre differenti spinta dalla curiosità e guidata dall’istinto.
“Le opere di Chiara Serena nascono da un concetto, un’idea, un’emozione che prende vita nella sua immaginazione – sottolinea Mary Sperti - . Lei si limita ad assecondarla dandole un corpo, materia e colore”. I concetti espressi spaziano da pensieri filosofici a tematiche ambientali sfiorando miti, leggende e realtà. “L’ispirazione può arrivare da qualunque direzione e in qualsiasi momento” spiega l’artista “ nasce da un pensiero, da qualcosa che leggo o vedo, da un particolare colore o anche da un ricordo o un’emozione... in quel momento penso a come poter trasformare e trasportare ciò che sento sulla tela ed ecco che prende forma un’opera”. Da poco entrata nel mercato dell’arte, si identifica nello stile astratto e materico, attraverso l’uso di materiali quali carta, tessuti, paste, legno e fil di ferro oltre, ovviamente, al colore.
Tra le opere, realizzate con tecnica mista su tela, allestite a Treviso e presenti sul catalogo, ci sono: “A” (60x60 cm), “Ascesa” (50x50 cm), “G” (50x50 cm), “Healing” (80x100 cm), “I am” (40x50 cm), “Internet” (50x100 cm), “L’illuminazione” (50x50 cm), “Libera- mente” (50x100 cm), “V” (50x50 cm).
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Le opere surreali, tra realtà e fantasia, di Emilio Sgorbati
Emilio Sgorbati nasce ad Agazzano (Piacenza, Emilia Romagna) dove tutt’ora abita e lavora nel suo studio. Generalmente alle 8 del mattino è già al lavoro nel suo atelier e ci resta fino all’ora di pranzo. La musica di sottofondo è sempre presente (Dalla, Zucchero, ecc.) ed è anche ispiratrice di molti titoli dei suoi dipinti. Questo è il momento più felice della giornata artistica di Sgorbati, qui la sua fantasia viaggia. È il momento creativo, nel quale dopo schizzi su schizzi arriva al progetto di un nuovo dipinto. Il pomeriggio viene dedicato quasi sempre alla lettura di riviste d’arte, visite a mostre, incontri con colleghi artisti. Sgorbati, da sempre appassionato di disegno e pittura, partecipa appena ventenne a numerose collettive su tutto il territorio nazionale esponendo opere nelle quali si serve di materiali inusuali come smalti, trielina, oro e catrame, sperimentando così diverse tecniche espressive. Frequentando l’Istituto d’Arte “Felice Gazzola” di Piacenza affina il disegno dal vero della figura umana e si cimenta con la scultura utilizzando diversi materiali: creta, rete metallica, ferro, legno, plexiglass. Interessato a sperimentare soluzioni sempre nuove, modifica negli anni il suo stile pittorico fino ad approdare al surrealismo, mantenendo sempre al centro delle sue riflessioni la figura umana. In ogni suo dipinto è raccontata una storia diversa, drammatica o ironica, sospesa tra realtà e fantasia.
“Emilio Sgorbati è un artista fortemente creativo – sottolinea Mary Sperti -; la sua è una pittura legata al surrealismo ma assolutamente innovativa. Le sue opere raccontano possibili nuove realtà, forte è la sua capacità narrativa, colma di emozioni. Chi osserva le sue opere si pone continuamente domande, questo denota nella sua arte una forte ricerca di interrogare e interrogarsi. Personaggi onirici diventano parte dei suoi racconti, che rendono partecipe l’osservatore”.
Tra le opere, realizzate in acrilico su tavola di legno, tutte 70x70 centimetri, allestite a Treviso e presenti sul catalogo, ci sono: “Vorrei vivere in un sogno e lì restare”, “Ma dove abitano le lune?”, “Quattro quarti”, “La quarta Luna”, “È tempo né di re né di regine”, “Dipingo ciò che non può essere fotografato, ciò che proviene dall’immaginazione, dai sogni o da una spinta dell’inconscio”, “Lo stesso sogno da sempre, sull’orlo, sempre in bilico” e “Cosa c’è di meglio che volare via. Se un giorno lo vorrai, provaci e vedrai”, “Nella città senza mare chissà a chi si rivolge la gente per ritrovare il proprio equilibrio. Forse alla luna”.
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Le opere dalle atmosfere oniriche di Betty Vivian
Betty Vivian è nata a Treviso (Veneto), laureata in Architettura: fin dall’infanzia il suo avviamento al disegno e alla pittura è incoraggiato e influenzato dai genitori. Vince a sei anni il suo primo concorso, indetto dalla Provincia di Treviso, e si dedica assiduamente al disegno e al fumetto fino agli anni dell’Università, quando frequenta i prestigiosi corsi della Scuola Internazionale di Illustrazione per l’Infanzia di Sarmede con il Maestro Indra Capek, e lo studio della pittrice Giò Ferrante, e collabora con le istituzioni per alcuni progetti grafici. Con il marito e i figli si trasferisce in Brasile, maturando esperienze e sensibilità che incoraggiano la sua dedizione alla pittura e ne ispirano da qui in avanti i temi e i colori.
L’artista si esprime soprattutto con la pittura ad olio e con l’acquerello, prediligendo soggetti formali e paesaggistici a cui affida il compito di esprimere, attraverso ricorrenti simbolismi, il suo ricco vissuto di emozioni. Le sue opere sono rappresentate da colori vivi, trasparenti, quasi liquidi, e da caratteristiche colature che l’artista sfrutta e controlla con maestria, in cui il paesaggio è usato come pretesto per trasmettere alcune metafore care all’artista: le immancabili e quasi trasparenti figure umane rappresentate vengono immerse in atmosfere oniriche, in cui vagano silenziose, solo apparentemente senza un ruolo preciso. Le opere dell’artista sono state esposte in prestigiose mostre nazionali e internazionali, riscuotendo apprezzamenti, segnalazioni e premi. Nel 2022 ha partecipato alla 59^ Biennale di Venezia.
“Nell’arte di Betty Vivian – dichiara Mary Sperti - si legge una grande forza narrativa, la capacità di raccontare attraverso un’ottima e originale tecnica pittorica, storie vissute e mai dimenticate. La sua pittura è poesia, morbida, calda, accogliente e sempre sognate. La base del suo lavoro d’artista resta senza dubbio il colore, capace di raccontare anche oltre le immagini. L’uso del colore sapientemente affrontato raccoglie emozioni che scorrono nel cuore e nella testa, emozionando chi guarda e conducendolo delle volte in mondi dell’infanzia, della famiglia, dell’amore incondizionato”.
Tra le opere, realizzate in olio su tela, allestite a Treviso e presenti sul catalogo, ci sono: “Anya Duna, maternità” (70x100 cm.), “Oltre il tramonto” (80x120 cm.), “Belli freschi” (70x60 cm.), “Sublime” (60x70 cm.), “La barena” (100x100 cm.), “La canoa rossa” (90x60 cm.), “Notte d’estate” (70x60 cm.), “Pescatori di futuro” (60x70 cm.) e “Fluttuazioni” (70x70 cm.).