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Alla Berco di Castelfranco i licenziamenti non sembrano più uno spauracchio

I giovani che hanno voglia di lavorare trovano subito un reimpiego

Alla Berco di Castelfranco i licenziamenti non sembrano più uno spauracchio
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Alla Berco di Castelfranco i licenziamenti non sembrano più uno spauracchio dopo l'incontro dello sorso 22 luglio, tenutosi a Roma al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Minit).

Ciò non toglie che all'incontro per il salvataggio di quel che resta dell’azienda Berco, storica realtà industriale del traino meccanico, tra le maestranze, la moria sia continua.

Ad ogni buon conto, a Roma c'erano i vertici aziendali, Confindustria, le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e delle categorie Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, della Regione del Veneto, della Regione Emilia Romagna e di Sviluppo Lavoro Italia.

La dell'Assessore al Lavoro per il Veneto, Valeria Mantoan

"A pochi mesi dalla ripresa di un confronto costruttivo tra azienda parti sociali e istituzioni – ha affermato - si è pervenuti ad un nuovo schema di accordo integrativo per il triennio 2025-2028. Un risultato tutt’altro che scontato. I lavori proseguono anche nell’ambito che riteniamo più delicato, quello che riguarda il consolidamento delle prospettive industriali. L’attività delle istituzioni, in primis del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e delle Regioni, continuerà a supportare la definizione di sinergie industriali e di eventuali strumenti di supporto impiegabili per la prosecuzione di questo percorso di rilancio industriale condiviso. Una transizione che vede interessati, con modalità e termini differenti, il nostro stabilimento di Castelfranco Veneto e quello di Copparo, in cui sono impegnati molti lavoratori veneti del Polesine. Il prossimo appuntamento al tavolo Mimit è stato fissato per il prossimo 29 settembre”.

Le reazioni sindacali

Dal canto loro, Loris Scarpa coordinatore Siderurgia per la Fiom-Cgil nazionale, Stefano Bondi, segretario generale Fiom-Cgil Ferrara e Massimo Baggio della Segreteria Fiom-Cgil di Treviso, hanno commentato:

“Si è svolto un importante incontro di verifica sull’intesa raggiunta lo scorso aprile e relativa alla vertenza Berco: è stata raggiunta un’ipotesi di accordo sulla contrattazione di secondo livello, che sarà sottoposta a referendum tra i lavoratori entro la fine del mese".

Un breve riepilogo della vicenda

La vertenza era iniziata a ottobre 2024, con la dichiarazione di 550 esuberi negli stabilimenti di Copparo e Castelfranco Veneto, pari al 50% della forza lavoro in produzione. La dichiarazione era stata accompagnata dalla volontà aziendale di separare i due siti produttivi e di azzerare la contrattazione integrativa, con la disdetta formale degli accordi sottoscritti. Dopo quasi 400 ore di sciopero, il blocco delle produzioni e dei cancelli e con il forte sostegno della cittadinanza di Copparo e delle istituzioni comunali e regionali, si è riusciti a ottenere il ritiro dei licenziamenti unilaterali e della disdetta contrattuale: un risultato storico.

Secondo i sindacati

L’intesa raggiunta rappresenterebbe un significativo passo in avanti: vengono negoziati alcuni istituti economici validi per il prossimo triennio, viene salvaguardata l’intera parte normativa e per la prima volta viene introdotta la riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore settimanali, a parità di salario contrattuale, per i lavoratori impiegati nelle turnazioni più disagiate, consentendo così di salvaguardare 70 posti di lavoro.

Secondo il Governo

Entro settembre, sarebbero previsti sviluppi concreti nei contatti tra Berco e importanti realtà industriali nazionali, che potrebbero aprire nuove prospettive di crescita e rilancio.

Nei panni dei lavoratori

I lavoratori, a fine mese, saranno chiamati a esprimersi sull’accordo ed i sindacati ribadiscono che nulla sarebbe stato possibile senza la generale mobilitazione, il coinvolgimento attivo dei lavoratori che sono portatori di un punto di vista troppo spesso ignorato da manager che per pure logiche finanziarie decidono sulla pelle delle persone.

Nonostante la annunciata intesa sul contratto integrativo, però, non si arresta la fuga dei lavoratori che, per fortuna, avrebbe trovato lavoro a pochi passi dalla sua vecchia azienda, senza aspettare ammortizzatori sociali e stare a girarsi i pollici in attesa dell'esito delle promesse altrui.

La fabbrica di Castelfranco Veneto della Berco, infatti, non sarebbe più considerata strategica e, quindi, a rischio chiusura ed infatti, i 250 esuberi, 400 da inizio vertenza, restano anche se saranno spalmati su più anni e gestiti con uscite incentivate dalla proprietà tedesca di Thyssen Krupp.

Questa quindi la situazione

La fabbrica trevigiana che produce cingoli e componenti per escavatori, lavora a regime ridotto ed i dipendenti sono in fuga: dei 150 ad inizio, 70 hanno accettato dimissioni incentivate e altri 20 sono sul punto di farlo; altri puntano alla Naspi come scivolo verso la pensione di vecchiaia mentre i più giovani, come detto, sono riusciti a rioccuparsi nelle aziende del territorio.