Romolo Follador, l’arte di fare i vignaioli
Oliviero e il figlio Alberto seguono oggi le orme del fondatore, una qualità che è il frutto di esperienza e amore per la propria terra.
Romolo Follador, l’arte di fare i vignaioli. L’azienda fu fondata da Romolo Follador negli Anni Cinquanta. Uno tra i cinque discendenti di un’antica famiglia di allevatori e viticoltori che poi si divisero i terreni storici di famiglia suddividendoli in particelle più piccole, Romolo ebbe due figli. Oliviero Follador, oggi 65enne, si inserì nell’attività di famiglia negli anni ’70, apportando numerose innovazioni ai sistemi produttivi di un tempo: ora è titolare con il figlio Alberto (33 anni) della cantina Romolo Follador. Il fratello di Alberto, Michele, collabora per la parte spumantistica.
Romolo Follador, l’arte di fare i vignaioli
«Coltiviamo circa 4,5 ettari di glera - spiega Alberto -. Qui i nostri clienti possono visitare la parte più eroica del Valdobbiadene, a Santo Stefano Stefano, nelle vigne di Coste Piane e Rivette, in località Follo».
Vigneti anche antichi, tra cui si possono ancor oggi scorgere i vecchi «Térmen», il blocchetto di roccia che delimita i confini poderali. E proprio il «Térmen» dà anche il nome al vino col fondo prodotto alla Romolo Follador. Un’azienda in cui molte lavorazioni sono rimaste quelle d’una volta: «Tre volte l’anno facciamo lo sfalcio a mano - ci spiega Alberto Follador -, eseguiamo la pacciamatura con l’ utilizzo del rastrello, disponendo i due primi sfalci lungo i filari, evitando così l’utilizzo di diserbanti e favorendo allo stesso tempo la produzione di sostanza organica».
Il «Montagnon» è la vetta più alta dove si posano i vigneti della Romolo Follador: «Qui troviamo massimo 30-40 centimetri di terra, le radici delle viti affondano tra le rocce - illustra Alberto -, vigneti da cui si ottengono vini completamente diversi da una zona all’altra, sia come profumi che come sapore. Profumi estremamente eleganti, dalla mela verde ai fiori bianchi. In un primo momento separiamo le uve dei vari vigneti, per poter constatare il risultato qualitativo di ogni singola vigna. Da queste parti superiamo le 800 ore ettaro, è la zona che ci dà la maggior mole di lavoro».
L’origine del nome Follador non è direttamente collegata alla lavorazione dell’uva: bensì la «follatura» era un’antica lavorazione della lana, ed il «Follo» era il luogo in cui essa si svolgeva. Un tempo tra Santo Stefano, dove nasce il torrente Teva, e la borgata del Follo, adagiata ai sui piedi, si contavano ben 7 mulini i quali azionavano i macchinari per gli artigiani tessili, i fabbri ed i falegnami.
Alberto e Michele sono entrambi enologi e hanno studiato al prestigioso Istituto Cerletti di Conegliano. Qui hanno imparato le tecniche e i principi scientifici che stanno dietro alla coltivazione della vite, tuttavia in loro è ben viva la tradizione ereditata dalla famiglia.
«La nostra è una piccola realtà - dice Alberto Follador - con una profonda tradizione vignaiola. Romolo, fondatore dell’azienda, lavorava le vigne di famiglia con estrema passione e meticolosità e negli anni 50 decise di intraprendere l’arte di imbottigliare il proprio vino fino ad allora venduto esclusivamente a ditte spumantistiche, tuttora rinomate. Quest’arte è arrivata fino a noi, è da questi principi che parte un duro lavoro verso un unico obiettivo, la ricerca della qualità».