Elezioni regionali 2025

Alberto Stefani è il nuovo presidente della Regione Veneto, eletto con il 62,09% di voti in provincia di Treviso

Il centrodestra ha superato di oltre il doppio il centrosinistra: nella Marca la Lega ha ottenuto il 40,78% dei voti, Fratelli d'Italia il 14,95% e Forza Italia il 4,91%

Alberto Stefani è il nuovo presidente della Regione Veneto, eletto con il 62,09% di voti in provincia di Treviso

Il centrodestra conquista nettamente le elezioni regionali, staccando di oltre il doppio il centrosinistra. Ma il dato politico più evidente è l’astensione: più di un veneto su due è rimasto lontano dalle urne.

Alberto Stefani è il nuovo presidente della Regione Veneto

Con tutte le 4.729 sezioni scrutinate, secondo i dati ufficiali del portale Eligendo, Alberto Stefani, candidato del centrodestra, ottiene il 64,39% dei consensi, pari a 1.211.356 voti, diventando così il nuovo governatore del Veneto.

“Con grande emozione ho ricevuto l’onore di rappresentarvi. Sento dentro di me una forte responsabilità e anche una grande energia. Voglio essere chiaro: metterò al primo posto i bisogni delle persone e sarò presidente di tutti, anche di chi non mi ha votato. E, insieme alle forze della coalizione, che ringrazio, da domani sarò già al lavoro. Con occhi e cuore solo per il Veneto”, ha scritto su Facebook il neopresidente.

Il candidato del “campo largo”, Giovanni Manildo, si ferma al 28,88% con 543.278 voti.

“Il centrosinistra ha invertito la rotta in veneto. Dopo oltre 15 anni di scivolamento torniamo a crescere. Abbiamo piantato il chiodo decisamente più in alto raddoppiando, di fatto, la percentuale di cinque anni fa.

Ora inizia un lavoro importante in consiglio regionale nel quale dobbiamo valorizzare al massimo questo capitale umano e politico: siamo passati da essere opposizione a essere vera e credibile alternativa. Grazie a tutti! Il lavoro inizia adesso!”, ha commentato Manildo su Facebook, dopo gli scrutini.

Più distanti gli altri sfidanti:

  • Riccardo Szumski (Resistere Veneto) raccoglie il 5,13% e 96.474 voti;
  • Marco Rizzo (Democrazia Sovrana Popolare) ottiene l’1,09% con 20.574 voti;
  • Fabio Bui (Popolari per il Veneto) chiude allo 0,51%, pari a 9.590 voti.

Come hanno votato i trevigiani

Un risultato che conferma la solidità del blocco di centrodestra nella regione, mentre l’astensione è stata il vero segnale d’allarme di questa tornata elettorale. Nella Marca l’affluenza è stata del 43,78%, un calo significativo rispetto alle precedenti elezioni quando si è registrato il 58,27%.

Nella provincia di Treviso il contributo decisivo alla vittoria del centrodestra arriva dalla Lega – Liga Veneta Stefani Presidente, che si afferma come prima forza politica con 127.882 voti (40,78%) e 4 seggi, risultando il motore principale della coalizione.

Fratelli d’Italia segue con 46.875 voti (14,95%) e conquista 1 seggio, mentre Forza Italia – Berlusconi Autonomia per il Veneto si ferma a 15.386 voti (4,91%), senza ottenere rappresentanza.

Restano fuori dal consiglio anche le altre liste della coalizione: Liga Veneta Repubblica V.A. (5.547 voti, 1,77%), Noi Moderati Civici per Stefani (3.130 voti, 1%) e Unione di Centro (2.575 voti, 0,82%). Complessivamente, le liste a sostegno di Stefani raccolgono 201.395 voti, pari al 64,22%, e portano in consiglio 5 seggi dalla provincia di Treviso.

Per quanto riguarda il centrosinistra, la coalizione guidata da Giovanni Manildo ha raccolto in provincia di Treviso 93.613 voti, pari al 26,20%.

Il Partito Democratico si conferma la lista più forte della coalizione con 39.262 voti (12,52%) e conquista un seggio. Ottiene un seggio anche la civica Uniti per Manildo Presidente, che raccoglie 11.924 voti (3,80%), mentre Le Civiche Venete per Manildo Presidente raggiungono 5.620 voti (1,79%) assicurandosi anch’esse un seggio.

Restano invece fuori dalla rappresentanza Alleanza Verdi e Sinistra (12.106 voti, 3,86%), il Movimento 5 Stelle (5.195 voti, 1,66%), Pace Salute Lavoro – Rifondazione Comunista (1.822 voti, 0,58%) e Volt Europa (1.328 voti, 0,42%). Un risultato complessivo che conferma un centrosinistra competitivo ma incapace di colmare il divario rispetto al blocco di centrodestra.