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Furbetti del reddito di cittadinanza a Treviso, la Regione: "Conferma che la misura è solo uno spreco"

L'Assessore regionale al Lavoro: "Non aiuta chi ne ha bisogno e favorisce abusi e distorsioni".

Furbetti del reddito di cittadinanza a Treviso, la Regione: "Conferma che la misura è solo uno spreco"
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Il commento dell’Assessore regionale al Lavoro della Regione del Veneto, Elena Donazzan, sull'indagine della Guardia di Finanza a Treviso che ha portato alla denuncia di 116 soggetti che percepivano illecitamente il reddito di cittadinanza.

Furbetti del reddito di cittadinanza a Treviso

“Si conferma ancora una volta come il reddito di cittadinanza sia stato pensato male e abbia un impatto reale sulle persone che ne hanno veramente bisogno che scricchiola rispetto ai tanti abusi e alle distorsioni. Ne è ultimo esempio eclatante quello messo in luce oggi dalla Guardia di Finanza, con 116 casi registrati nella sola provincia di Treviso”.

Così l’Assessore regionale al Lavoro della Regione del Veneto, Elena Donazzan, commenta la notizia dell’operazione delle forze della Guardia di Finanza di Treviso che portato alla denuncia di 116 persone per aver percepito illecitamente il reddito di cittadinanza per un importo di 700 mila euro.

Una indagine svolta in collaborazione con l'Inps e con la Regione del Veneto, ha concentrato il controllo sulla veridicità dei dati contenuti nelle autodichiarazioni di coloro i quali hanno richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza nella provincia di Treviso, scoprendo 116 posizioni irregolari.

“Ringrazio le forze dell’ordine, l’INPS e la Guardia di Finanza con cui la Regione del Veneto ha da tempo avviato e stabilito una collaborazione strutturata – indica l’Assessore regionale -. I dati su persone disoccupate e centri per l’impiego sono quelli di Veneto Lavoro che vengono poi condivisi. Noi in Veneto stiamo lavorando così e i risultati si vedono”.

“Il vero problema è che il reddito di cittadinanza è stato fatto male – precisa, infine, l’Assessore regionale al lavoro del Veneto -. Il controllo non andava fatto a posteriori, ma a priori con la condivisione delle banche dati. Se una persona ha veramente bisogno, è in difficoltà economica, ha un ISEE molto basso, non ha un lavoro e ha diritto ad essere aiutata siamo convinti che vada aiutata. Invece il reddito di cittadinanza non è stato costruito pensando ad una griglia fondata su tali parametri, ma ci impone di inseguire i problemi con un esborso importante da parte delle casse dello Stato anche per quanto concerne la cifra destinata a persone che non ne hanno diritto. E solo nel caso di oggi si tratta di 700.000 euro, che nessuno restituirà”.

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