Caso Plissè, Filctem Cgil difende i dipendenti denunciati: "Nessun avviso di garanzia"
Il sindacato ha deciso di impugnare il provvedimento in quanto, a suo giudizio, troppe cose non quadrerebbero.
Furti alla Plissè di Piombino Dese. La Filctem Cgil prende posizione in merito a quanto uscito sulla stampa locale Filctem Cgil Padova:
“Gli articoli usciti sulla stampa locale relativi ai presunti furti che vedono coinvolti tre dipendenti della Plissè sono pieni di inesattezze e ledono fortemente la loro dignità dando per assodata la loro colpevolezza, cosa tutt'altro che vera”.
“Resti agli atti: non hanno mai ricevuto un avviso di garanzia, non sono mai stati convocati in caserma dai carabinieri, non hanno mai e poi mai confessato alcunché. Né loro, né la loro presunta complice. Tutto ciò non fa che confermare le nostre perplessità nella vicenda ma siamo certi che la verità, come deve essere, uscirà in un'aula del Tribunale”.
"Licenziati, ma in realtà non hanno confessato nulla"
“Un totale travisamento della realtà, non saprei come altro definirlo”.
È perplesso Luca Rainato, Segretario Generale della Filctem Cgil di Padova dopo l'uscita sulla stampa locale della notizia della denuncia di tre dipendenti della Plissè di Piombino Dese, nota azienda di abbigliamento, accusati di aver sottratto e venduto (tramite una presunta complice esterna, una donna con più di 80 anni) più di 10 mila euro di merce attraverso il meccanismo del “conto vendita”.
“Facciamo un po’ di chiarezza” dice il Segretario della Filctem Cgil di Padova: “Qualche mese fa questi tre dipendenti ci contattano e ci spiegano di essere stati licenziati perché accusati di furto dall'azienda, cosa che smentiscono categoricamente. Chiediamo di vedere la relativa denuncia alle forze dell'ordine, ma ci dicono di non essere a conoscenza di nessuna denuncia e la cosa ci lascia perplessi perché, in nostra memoria, non ci era mai successo di veder licenziati dei lavoratori con l'accusa di furto senza la presenza di una denuncia penale. Così decidiamo di vederci chiaro, parliamo con la presunta complice (che nelle lettere aziendali che motivavano il licenziamento, risultava aver confessato il suo coinvolgimento) che invece smentisce con forza ogni confessione e ruolo nella vicenda. Tutto ciò conferma i nostri dubbi e decidiamo di impugnare il loro licenziamento. Poi, improvvisamente, ieri veniamo a conoscenza che i carabinieri di Piombino Dese avrebbero accertato la loro colpevolezza, addirittura che sarebbero stati convocati in caserma e avrebbero confessato. Naturalmente, la prima cosa che faccio è chiamarli e tutti e tre smentiscono tutto. Nulla di vero”.
"Perplessità nella vicenda"
“Innanzitutto – prosegue Rainato – nessuno dei tre, e neanche la presunta complice, ha ricevuto in questo tempo un avviso di garanzia, una convocazione davanti agli inquirenti e, ribadisco, mai e poi mai hanno confessato alcunché. Per quel che riguarda i presunti precedenti penali di uno dei tre, questi consistono nel ritiro della patente per un mese quando aveva 19 anni (e adesso ne ha 37), continuano a venire difesi dal medesimo avvocato e soprattutto continuano a professarsi del tutto innocenti ed estranei a qualsiasi condotta che giustifichi il loro licenziamento”. “Per parte nostra – conclude Luca Rainato – pensiamo che le sentenze di condanna le emettono i giudici, al termine di un processo, e non i giornali sulla base di una versione univocamente parziale che sente solo una parte tra le due. Tutto ciò non fa che confermare le perplessità che questa vicenda ci ha destato, fin dall'inizio, dettate oltre che dalla condotta tutt'altro che chiara e leale da parte dell'azienda, anche dalla dinamica con cui sarebbero avvenuti questi furti, attraverso il meccanismo del conto vendita che in realtà è una prassi aziendale consolidata da anni e che non si sono certo inventati questi dipendenti. E stiano tutti sereni: la verità uscirà fuori in tribunale"