"Morte naturale", il responso dell'autopsia: Serena Fasan uccisa da un malore
L'esame autoptico di ieri sul corpo della farmacista ha sciolto il principale nodo del giallo di Castelfranco: non è stato un omicidio.
E' arrivato l'esito dell'attesa autopsia sul corpo della povera Serena Fasan: morte naturale, esclusa la pista dell'omicidio.
"Morte naturale", il responso dell'autopsia
Alla fine l'atteso responso è arrivato: "Morte naturale". Dubbi inquietanti, sospetti, di mezzo un suicidio che aveva ulteriormente complicato il quadro già di per sé tragico. Ma alla fine, l'autopsia eseguita ieri, martedì 31 agosto 2021, sul corpo della povera Serena Fasan, la farmacista 37enne di Castelfranco Veneto trovata morta mercoledì scorso nella sua abitazione di via Ponchini, ha confermato: la donna è deceduta per cause naturali.
Un malore su cui si potrà sapere qualcosa di più soltanto tra circa un mese e mezzo, quando arriveranno gli esiti degli esami eseguiti sugli organi interni della 37enne e i risultati dei test tossicologici condotti, su incarico del sostituto procuratore Mara De Donà, dal medico legale Alberto Furlanetto. Ma tanto basta per sgomberare finalmente il campo dall'ipotesi più inquietante, ovvero quella di una morte violenta.
Segni sul corpo, fugati i sospetti iniziali
Gli inquirenti avevano del resto subito escluso che il decesso della farmacista fosse legato a una rapina finita male, così come il concorso di terzi nella tragedia. La 37enne era stata trovata riversa a terra nel suo appartamento dal compagno, Matteo Piva, nel tardo pomeriggio di mercoledì scorso. Poi però, dopo il primo esame del cadavere da parte del medico legale, che aveva fatto emergere evidenti segni sul corpo della 37enne (su collo, volto e torace), si era fatta strada la pista di un possibile omicidio: tanto che la Procura aveva aperto un fascicolo proprio per il reato di omicidio volontario.
Il tragico suicidio dello zio
Si cercava anche un possibile collegamento, al di là del gesto dettato dal dolore per la tragedia, con il suicidio dello zio di Serena, Simone Fasan, 55enne di Salvarosa, che la notte stessa del ritrovamento del cadavere della nipote, si era gettato dal ponte sul torrente Astega, tra Borso e Crespano del Grappa.
Ma l'esame autoptico ha evidenziato che quei segni sospetti sarebbero in sostanza riconducibili a una manovra salvavita eseguita da un soccorritore improvvisato e, con ogni probabilità, in preda al panico. Nessuna aggressione dunque, nessun tentativo di strangolamento o soffocamento, come si era sospettato ad un certo punto.