Benetton vuol ricorrere alla "solidarietà" per uscire dalla crisi, ma i sindacati dicono no
Martedì 2 luglio 2024 l'incontro tra i vertici aziendali e le sigle sindacali. Cgil, Cisl e Uil: "Accordo penalizzante". Prossimo round il 15 luglio 2024

Nel pomeriggio di martedì scorso, 2 luglio 2024, si è tenuto un incontro tra i delegati del gruppo Benetton, i sindacati Cgil, Cisl e Uil e le sigle interne Rsu. I rappresentanti aziendali hanno proposto contratti di solidarietà al 40% per sei mesi prorogabili per 375 dipendenti, ma la risposta delle rappresentanze sindacali è stata negativa.
"Nessuna possibilità d'intesa per un accordo così penalizzante".
Benetton, i sindacati dicono no ai contratti di solidarietà al 40%
Il primo incontro dei sindacati con la nuova dirigenza del gruppo Benetton era andato bene, nel lessico dell'amministratore delegato Claudio Sforza non c'era la parola licenziamenti ed era un buon inizio.

Al secondo round, quello di martedì 2 luglio 2024 con le risorse umane, si sono scoperte le carte e i numeri del piano dell'azienda tessile trevigiana, dopo l'uscita di scena rumorosa del fondatore Luciano. L'applicazione dei contratti di solidarietà fino al 40% a circa 800 lavoratori dei 1.300 distribuiti tra Ponzano Veneto e Villorba, ha fatto scattare la risposta negativa delle tre sigle sindacali contenuta in un comunicato unitario.
"No a un piano così penalizzante".
Il giorno dopo fuori dagli stabilimenti della marca si sdrammatizza: la trattativa è aperta, obiettivo rivedere al ribasso la percentuale dell'ammortizzatore sociale della solidarietà. Perché al 40%, per un periodo di sei mesi prorogabile, significa non lavorare due giorni su cinque e veder tagliato lo stipendio del 20/30%. Ad esclusione dei lavoratori dei reparti dell'imballo, dei capi piegati e dei capi appesi e dell'e-commerce che non va mai in ferie.
Il terzo incontro azienda-sindacati è fissato in agenda per il 15 luglio, il 16 invece le assemblee con i lavoratori. Dalla crisi del gruppo emersa a fine maggio con l'intervista di Luciano Benetton, il buco di 230 milioni di euro poi ripianato dalla cassaforte di famiglia, conciliare il capitale umano, produzione e mercato, tra tagli e rilanci, una sfida per tutti.
