Casi Covid a Montebelluna e Castelfranco, il Pd insiste: "Situazione fuori controllo, Benazzi la smetta di sminuire"
L'appello a intervenire e non minimizzare la portata dell'emergenza. E la questione finisce anche in Consiglio regionale.
I democratici sia a livello locale che regionali insistono sulla gravità della situazione Covid nella Marca, in particolare a Montebelluna e Castrelfranco.
Casi Covid a Montebelluna e Castelfranco, il Pd insiste
“La situazione dell’epidemia COVID a Castelfranco e Montebelluna è fuori controllo. I casi non accennano a diminuire, i morti aumentano, la pressione sui servizi sanitari è oramai insostenibile. Se non si agisce unitariamente e immediatamente su tutti i fronti sarà una catastrofe annunciata.”
A gridare l’allarme è il PD castellano nelle figure di Sebastiano Sartoretto capogruppo in Consiglio comunale, Claudio Beltramello Consigliere esperto di sanità e Teresa Spaliviero Segretario cittadino del partito.
“Il numero di nuovi casi è tale che i servizi sanitari non ce la fanno più. - spiega Beltramello - Montebelluna, ospedale Covid, non riesce più a gestire adeguatamente tutti i casi gravi e a lanciare l’allarme è proprio il personale sanitario. L’ex ospedale di Valdobbiadene, ora in parte riaperto, non è in grado di gestire casi instabili e comunque manca il personale adeguato. Anche i servizi territoriali sono saturi e gestiscono casi che in situazioni normali, a pari gravità, certamente sarebbero stati ricoverati. Tutto il personale non ce la fa più".
E ancora:
"L’ospedale di Castelfranco, che si è voluto mantenere non-Covid, è strapieno perché si sta facendo carico dei malati non-Covid di Montebelluna e siamo pure qui sopra ogni limite sostenibile. Senza citare i focolai di epidemia di alcuni reparti che teoricamente sono appunto Covid free".
“A fronte di questa situazione negli ospedali sarebbe fondamentale mandare messaggi chiari e dare regole certe a tutta la popolazione - interviene Teresa Spaliviero - invece di continuare a sminuire il problema e a lasciare che tutto sia lecito. Ed infatti nel fine settimana la popolazione ha creato assembramenti nelle vie della nostra città e in tutta la Provincia come se l’epidemia fosse un problema che riguardi altri. E in tutto questo il Sindaco Marcon continua a non fornire i dati di infezione nella nostra città e non fa nulla di serio per evitare assembramenti e per promuovere una coscienza collettiva indispensabile in questo momento. Peraltro sono allibita che il Direttore Generale Benazzi continui, nonostante la situazione assolutamente problematica, a sminuire il problema: a Treviso e a Montebelluna non ci stanno più i morti in obitorio, è una situazione mai esistita in precedenza. Se non si argina la cosa con urgenza arriveranno i camion dell’esercito come a Bergamo per portare via le salme”.
Lo stesso Benazzi tuttavia, nel corso della conferenza stampa online di ieri, lunedì 14 dicembre, ha seccamente smentito tali drammatiche eventualità.
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Sartoretto non fa sconti a nessuno:
“Il Direttore Generale Benazzi nelle sue conferenze stampa sembra solo preoccupato della forma (con controproducenti negazioni riguardo il fatto che le strutture sanitarie sono al collasso ed il personale allo stremo) dimenticando che il suo ruolo non è politico bensì tecnico ed ha il dovere di occuparsi della sostanza, di risolvere urgentemente i problemi. Lasci al suo capo Zaia e al suo fidato Marcon il ruolo di dire che “va tutto bene”. Se non fosse che siamo nel mezzo dello tsunami epidemico ci sentiremmo di chiedere le sue dimissioni".
E ancora:
"Marcon verrà ricordato come Ponzio Pilato: nel suo doppio ruolo di Sindaco di Castelfranco e di Presidente della Provincia non sta facendo assolutamente nulla per arginare seriamente l’epidemia: non divulga i dati, non coordina i Sindaci, non fa sentire la sua voce e valere i suoi ruoli in nessun ambito per favorire comportamenti virtuosi delle persone. Nemmeno si rende conto che le conseguenze della sue non-azioni sono morti in più da contare nella nostra città e in tutta la Provincia. Prima o poi sarà chiamato a risponderne.”
Il caso finisce in Consiglio regionale
Il caso degli obitori pieni negli ospedali di Treviso e Montebelluna approda in Consiglio regionale, con un’interrogazione del Partito Democratico: primo firmatario il rappresentante della Marca, Andrea Zanoni, poi sottoscritta dal capogruppo Giacomo Possamai e dalle colleghe Anna Maria Bigon, Vanessa, Camani e Francesca Zottis.
“L’emergenza Covid sta precipitando e il Veneto da Regione Modello sta diventando Regione flagello. Speravamo di non dover assistere alle drammatiche scene viste altrove la scorsa primavera durante la prima ondata. Gli obitori dei due nosocomi sono saturi e le salme vengono portate direttamente nelle cappelle dei cimiteri. Una situazione pesante - sottolinea Zanoni - diretta conseguenza di un quadro altrettanto grave all’interno degli ospedali con il personale medico e infermieristico allo stremo. A Montebelluna, in particolare, dove la percentuale dei contagiati è più alta della media provinciale, il 40% dei dipendenti dell’Ulss della Marca in isolamento appartiene al San Valentino di Montebelluna! Di questo passo anche a Treviso rischia di riproporsi uno scenario simile. Per evitarlo, la Regione deve intervenire con urgenza a 360 gradi”.
Tra le richieste contenute nell’interrogazione, anzitutto, la ricerca di soluzioni alternative per superare l’emergenza dell’ospedale di Montebelluna, quindi interventi sul fronte del personale:
“Gli organici vanno rafforzati con assunzioni in pianta stabile; medici e infermieri sono sotto stress, con turni sempre più pesanti a causa dell’aumento di contagi tra colleghi. Per ridurre al minimo il pericolo di nuovi focolai interni, è necessario che medici e infermieri vengano sottoposti esclusivamente a tamponi molecolari, evitando i test rapidi: eventuali falsi negativi in una struttura sanitaria sono una bomba a orologeria. Infine il personale deve avere a disposizione tutto il materiale per lavorare in piena sicurezza, dalle tute ai calzari: si verifichino le carenze e si provveda immediatamente”.
L'appello del Pd provinciale
“Quello che chiediamo sono trasparenza ed una strategia chiara fino all'arrivo del vaccino, anche a costo di ulteriori restrizioni. Se il governatore Zaia deve prendere decisioni impopolari ma ha paura della reazione dell'opinione pubblica, sappia che su questo fronte troverà collaborazione istituzionale. Allo stesso modo, vorremmo non venissero liquidate come provocazioni politiche le proposte che come Pd provinciale avevamo avanzato a fine novembre per far fronte alla già allora intollerabile difficoltà da parte delle strutture ospedaliere di accogliere i pazienti Covid nelle aree della provincia più colpite dal virus, come la Castellana e la Pedemontana. Il punto ineccepibile è questo: non è più tempo di scuse né di propaganda, dobbiamo agire prima che sia troppo tardi, adottando misure più stringenti o rischiamo di raggiungere i livelli di ricoveri e decessi delle zone rosse”.
L’appello arriva dal segretario provinciale del Pd Giovanni Zorzi e da Nicolò Rocco, responsabile sanità per il partito in provincia di Treviso.
“Dire che i dati del Veneto siano alti per l'alto numero dei tamponi o perché a differenza della Germania (che infatti ha annunciato il lockdown totale) conteggiamo i decessi anche di chi muore di altre patologie, è un modo per non affrontare il problema – continuano i due esponenti del Partito Democratico -. Lo stesso dicasi se si addossa la responsabilità ai cittadini, dopo che per mesi questi hanno ricevuto dalle istituzioni a loro più vicine, come Regione e Provincia, indicazioni a dir poco contrastanti, se solo pensiamo alle recenti parole di Zaia e Marcon contro il divieto di spostamenti tra comuni".
"Ma non ci interessa la polemica fine a se stessa. Siamo seriamente preoccupati per gli appelli del personale sanitario, per la salute dei cittadini, per la tenuta del nostro sistema sanitario. Nella prima ondata conoscere qualcuno che avesse avuto a che fare con il Covid nella nostra provincia non era così frequente. Oggi ciascuno di noi ha avuto a che fare in famiglia o nella propria cerchia di amici con il virus. E il trend purtroppo è destinato a salire. La pressione nei nostri ospedali, come dimostra la situazione drammatica a Montebelluna, ce lo sta dimostrando. La zona gialla è un fattore, ma altre Regioni, che sono sempre state zona gialla, come il Lazio, non soffrono come noi”.
L'intervento del sindaco di Montebelluna
In relazione alle recenti esternazioni riportate da alcuni esponenti del Gruppo PD di Montebelluna, interviene il primo cittadino di Montebelluna, Elzo Severin:
“Spiace molto che in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo ci sia chi fa speculazioni che non trovano fondamento nella realtà. In qualità di primo cittadino di Montebelluna e di medico sto monitorando costantemente la situazione dell’area montebellunese e mi trovo nella condizione di prendere le distanze da quanto descritto dagli esponenti del PD locale. Se è innegabile che la situazione sia complessa e che anche il personale dell’ospedale San Valentino, espressamente dedicato ai malati di Covid per tutta l’area Ex Ulss 8, in questo periodo è sotto pressione, vanno smentite però le voci che parlano situazione critica e ingestibile".
E ancora:
"Ho personalmente contattato tra ieri ed oggi i primari di Medicina generale e di Pneumologia dell’ospedale San Valentino – dottor Raffaele Pesavento e dottor Riccardo Drigo – i quali mi hanno rassicurato sul fatto che non esista alcuna carenza di dispositivi di protezione individuale riservati al personale medico-sanitario. Ugualmente mi hanno confermato che la gestione dei pazienti viene fatta seguendo con scrupolo tutte le indicazioni ed i protocolli in vigore e non corrisponde affatto al vero che i pazienti vengano rimandati a casa per carenza di posti o impossibilità di assistenza. I pazienti vengono dimessi solo una volta guariti o nel caso sia necessario un trasferimento in altra sede ospedaliera".
"Rispetto agli orari estenuanti a cui sarebbe costretto il personale, invece, va smentito che ci siano medici o infermieri ed oss che lavorano fino a 14-16 ore al giorno. E’ vero che nel reparto di Medicina gli straordinari dei medici sono leggermente aumentati rispetto alla situazione ante Covid, ma non parliamo di certo di 14 ore al giorno. Infine, piuttosto che attaccare chi sta gestendo questa situazione, credo sia doveroso apprezzare lo sforzo che la direzione dell’Ulss 2 sta mettendo in campo per garantire una gestione ottimale dell’emergenza. Prova ne è che un medico infettivologo di Treviso è stato integrato nello staff della Medicina del San Valentino e presto è in arrivo un ulteriore medico oltre all’imminente integrazione dello staff infermieristico con 30 nuovi ingressi”.
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