Caso facoltà di Medicina, il Veneto che vogliamo: "Treviso la merita, ma non a scapito della sanità"
Il coordinamento provinciale di Treviso del movimento critica Zaia: "Legge regionale scritta male".

L'intervento del movimento "Il Veneto che vogliamo" su uno dei temi pi controversi del momento.
La polemica
"Treviso merita la sua facoltà di Medicina ma non a scapito della sanità". Sta tenendo banco in questi giorni la polemica sulla “bocciatura” da parte del governo della legge regionale del Veneto per l’istituzione di una facoltà di Medicina a Treviso. E il coordinamento provinciale di Treviso de "Il Veneto che vogliamo", interviene sulla questione.
"Siamo favorevoli all’istituzione della nuova facoltà in città anche se riteniamo necessario, in premessa, sottolineare due aspetti":
- Il problema della carenza di medici nel Sistema Sanitario Nazionale non è legato ad una presunta insufficienza di posti nelle facoltà di Medicina ma alla carenza di fondi da destinare alle borse di specializzazione, quelle sì ampiamente insufficienti, tanto da “tagliare fuori” ogni anno migliaia di neolaureati dalla possibilità di specializzarsi.
Non va neppure trascurato, soprattutto in regioni come il Veneto in cui aumenta il peso della sanità privata, il fatto che numerosi medici passano proprio dal settore pubblico a quello privato, in cui ottengono un trattamento economico migliore e lavorano in condizioni più adeguate.
2. L’apertura di una facoltà non trasforma automaticamente una città in “città universitaria” innescandone le positive dinamiche culturali, sociali ed economiche. A Treviso lo sappiamo bene perché le facoltà attualmente presenti non esprimono alcuna interazione (in termini di ricerca, innovazione…) con il territorio in quanto sono solamente “sedi staccate” di Padova e di Venezia.
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Legge regionale "scritta male"
E gli esponenti del movimento trevigiano proseguono nell'analisi:
"E’ evidente che la legge regionale di istituzione della facoltà è giuridicamente “scritta male” e che i rilievi di costituzionalità sono tutt’altro che campati in aria in primo luogo perché si fonda su un incremento del numero di posti per immatricolazioni dell’università di Padova (articolo 1, comma 1) che non è determinabile dalla Regione ma solo dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
E ancora:
"Ma è sbagliata, soprattutto, perché prevede di finanziare la spesa per la facoltà trevigiana utilizzando (articolo 2, comma 2) il “finanziamento ordinario corrente per la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza”, cioè con le risorse destinate all’assistenza sanitaria, agli ospedali, agli stipendi del personale sanitario, alle strutture territoriali…Fa sorridere, nella migliore delle ipotesi che il Presidente Zaia rimarchi come siano ben poca cosa quei 6 milioni di spesa rispetto ai 9 miliardi complessivi che la Regione destina al servizio sanitario, proprio in un momento in cui è chiaro a tutti che ogni centesimo disponibile per la sanità va speso per garantire i servizi sanitaria, che le risorse disponibili, anzi, sono insufficienti, che i loro tagli nel corso degli anni si rivelano ingiustificabili.
La critica a Zaia
"Come fa il Presidente della Regione a sostenere questa tesi proprio nei giorni in cui si registra che le misure di precauzione anti-Covid costringeranno a ridurre del 15% l’utilizzo dei posti letto nei nostri ospedali? Come si può affermare che 6 milioni di euro sono poca cosa mentre l’epidemia di Coronavirus ha bloccato l’erogazione di decina di migliaia di prestazioni di diagnostica, allungando ulteriormente le liste di attesa, già tutt’altro che “contenute”? A noi pare che sia proprio il Presidente Zaia ad avere imparato poco dall’emergenza Covid-19…
E ancora:
"Non è il momento per uno scontro con il governo ma per raggiungere una intesa con i ministeri interessati che permetta di approvare in tempi brevi una legge redatta bene e che trovi i finanziamenti per Medicina a Treviso in un altro capitolo di spesa. Zaia fermi i suoi legali e apra un canale di interlocuzione con il governo, oppure sarà chiaro che anche questa è solo una delle tante “leggi manifesto” approvata unicamente per farsela bocciare dal governo, per motivi unicamente elettorali".