Rissa nel carcere minorile di Treviso, quattro agenti feriti
La rivolta è avvenuta lunedì 16 dicembre 2024. Uno degli agenti è stato colpito alla testa con un estintore
Nuovi episodi di violenza scuotono il carcere minorile di Treviso. Lunedì sera, 16 dicembre 2024, intorno alle 19.00, si è verificata un'altra rissa che ha coinvolto quasi tutti i protetti della struttura.
Rissa nel carcere minorile di Treviso, quattro agenti feriti
A denunciare l'accaduto è Giovanni Vona, segretario per il Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE):
"Il bilancio è pesante: quattro agenti feriti, quasi tutto il personale in servizio, di cui uno ha riportato lesioni gravi ed è stato suturato alla testa dopo essere stato colpito da un estintore. La tensione è rimasta alta fino alle due di notte".
Vona esprime amarezza e preoccupazione, sottolineando come l'allarme fosse già stato lanciato:
"Dieci giorni fa avevamo segnalato la situazione, ma nessuno ci ha ascoltato. Il comandante promesso non è ancora arrivato e probabilmente non arriverà prima dell'anno prossimo. Ancora più grave è che il promotore della rissa sia lo stesso detenuto che nel 2022 scatenò la rivolta che portò alla chiusura della struttura per quasi due anni".
Il SAPPE ha manifestato solidarietà ai colleghi feriti e ha rinnovato l'appello alle istituzioni: "È urgente un incremento di personale e un intervento legislativo per garantire maggiore tutela agli agenti penitenziari, che vivono situazioni insostenibili. Ora servono azioni concrete!", conclude Vona .
La denuncia del sindacato
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha espresso vicinanza agli agenti di Treviso, ma non ha risparmiato critiche al Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità (DGMC):
"Questo sistema, nato con l'obiettivo di interventi specifici per i minori, ha fallito La soppressione o la trasformazione di strutture fondamentali, come i Centri di Prima Accoglienza ei Centri Diurni Polifunzionali, è stata un errore che oggi paga tutto il sistema".
Capece ha spiegato come la gestione dei 500 minori detenuti, spesso protratta fino ai 25 anni, abbia aggravato l'ingovernabilità delle carceri minorili. A complicare la situazione, alcune decisioni recenti del Ministero della Giustizia, come la chiusura di ulteriori Centri Diurni Polifunzionali, che erano uno dei pochi strumenti di intervento sul disagio giovanile.
"Si parla anche di riaprire le comunità chiuse, un tempo affidate a privati con contratti onerosi e difficili da controllare. Tuttavia, se non si valorizza la professionalità del Corpo di Polizia Penitenziaria, ogni sperimentazione è destinata a fallire", ha aggiunto Capece.
Il segretario ha poi criticato il DGMC per la gestione delle strutture detentive:
"Le modalità operative non tengono conto del cambiamento nei profili dei minori detenuti e distolgono risorse dalle misure alternative, contribuendo al sovraffollamento carcerario". Capece ha concluso con un appello al Ministero della Giustizia affinché intervenga con decisione per affrontare queste criticità.