La sentenza in primo grado

Si fingevano gay per stanare in chat i pedofili per poi seviziarli: sei anni di carcere a due "giustizieri" di Vedelago

Il tutto è emerso nel febbraio 2023 quando i Carabinieri hanno scoperto un 50enne legato mani e piedi in un casolare abbandonato. Con loro ha partecipato anche un complice minorenne di 16 anni

Si fingevano gay per stanare in chat i pedofili per poi seviziarli: sei anni di carcere a due "giustizieri" di Vedelago
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Nel corso della mattinata di ieri, mercoledì 17 aprile 2024, i giudici del tribunale di Treviso si sono espressi sul caso dei tre baby "giustizieri" di Vedelago che si fingevano gay in chat per sequestrare e stanare pedofili. Due di loro sono stati infatti condannati ciascuno a più di sei anni di carcere. Sul terzo indagato minorenne, invece, si dovrà esprimere la Procura dei Minori di Venezia.

Sei anni di carcere a due "giustizieri" di Vedelago

Sei anni e dieci giorni a uno, sei anni e tre mesi ad un altro. Sono state queste le due condanne che i giudici del Tribunale di Treviso hanno emesso ieri, mercoledì 17 aprile 2024, per due dei tre "giustizieri" di Vedelago. Si tratta di due giovani di appena 19 e 20 anni (all'epoca dei fatti, lo scorso febbraio 2023, 18enne e 19enne) aiutati anche da un complice minorenne di 16 anni (nel 2023 15enne) per il quale sta procedendo però la Procura dei Minori di Venezia.

Il Tribunale ha accolto le richieste del pm Barbara Sabattini e ha condannato in primo grado il 20enne e il 19enne per i reati di sequestro di persona, rapina aggravata, indebito utilizzo di carte di credito e porto di oggetti atti a offendere.

L'inquietante sequestro del casolare dopo lo scambio in chat

I tre ragazzi sono al centro di un grande scandalo che lo scorso anno si era verificato appunto a Vedelago. A far luce sulla vicenda erano stati i Carabinieri della compagnia di Castelfranco Veneto che, nel mese di febbraio 2023, nel corso di un blitz in un casolare abbandonato (effettuato a seguito di alcune segnalazioni di attività illecite al suo interno), hanno colto sul fatto i tre indagati mentre seviziavano un 50enne, disteso a terra immobilizzato mani e piedi con del nastro adesivo che gli copriva anche la bocca.

Il casolare abbandonato

Nel dettaglio, i militari dell'Arma, dopo aver notato il 20enne uscire dal casolare ed allontanarsi in sella alla sua bicicletta, hanno così deciso di intervenire fermandolo per un controllo. L’atteggiamento nervoso del ragazzo che asseriva che si stava recando a fare un prelievo presso un vicino sportello automatico ha insospettito ulteriormente gli operanti che hanno così fatto accesso alla struttura. I Carabinieri si sono ritrovati davanti agli occhi il 19enne che stava tenendo il malcapitato sotto la minaccia di uno storditore elettrico, mentre il 16enne gli era seduto sopra per impedirne ogni movimento.

Il luogo del sequestro

L’ostaggio è stato quindi liberato e soccorso e i due aggressori bloccati. Il ragazzo fermato in bicicletta è stato trovato in possesso di denaro contante, del bancomat e delle chiavi dell’autovettura del sequestrato mentre i due complici avevano l’uno una torcia e un coltello con lama di 9 cm. e l’altro un coltello con lama di 8 cm., lo storditore elettrico e un rotolo di scotch utilizzato per immobilizzare la vittima.

Da una prima ricostruzione dei fatti la vittima aveva conosciuto da qualche tempo uno dei tre giovani su una piattaforma social, e dopo alcuni scambi di chat aveva acconsentito ad incontrarlo presso il casolare in questione. I due giovani poco più che maggiorenni sono stati condotti in carcere a Treviso, mentre il minore, veniva accompagnato presso il centro di prima accoglienza del Capoluogo della Marca.

Il casolare di Vedelago

Si fingevano gay per stanare i pedofili

Dopo quell'inquietante sequestro, i militari dell'Arma hanno portato avanti le indagini sulle posizioni dei tre giovani, scoprendo così una quadro generale ancora più agghiacciante.

La vittima, un uomo di 48 anni, liberato dai Carabinieri della Compagnia di Castelfranco Veneto nel pomeriggio di sabato, sarebbe stato attirato nella trappola dopo uno scambio di messaggi in una chat gay. Un adescamento in piena regola da parte di tre ragazzi ispirato - questa la banale ma tremenda realtà emersa - dalla serie tv statunitense “To catch a predator”, un docu-reality che si propone di trovare e arrestare potenziali maniaci sessuali attraverso internet.

La locandina di "To catch a predator"

Dalla ricostruzione effettuata dagli inquirenti è emerso che i tre giovani, sulla base di quanto visto dalla serie tv, hanno sequestrato e rapinato in tutto otto uomini: i tre, infatti, si fingevano omosessuali e adescavano i loro obiettivi su chat gay con la promessa di incontri erotici. Il loro obiettivo era quello di individuare profili di presunti pedofili e punirli severamente.

Quattro delle otto vittime dei tre baby "giustizieri" hanno ritirato la querela, mentre altre due non l’hanno formalizzata. Gli episodi contestati quindi erano scesi da 8 a 2.

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