Ecco come superare il "Non ce la faccio"

Educatrici e psicoterapeute rivelano i segreti per aiutare i propri figli a superare le difficoltà.

Ecco come superare il "Non ce la faccio"
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Ecco come superare il "Non ce la faccio". A chi non è mai capitato a scuola, al lavoro o nella vita di tutti i giorni di pensare «Non ce la faccio?». Difficile trovare qualcuno estraneo a questa domanda. E ancora più insormontabili possono diventare le difficoltà che un bambino o un ragazzo riscontra, a volte, nell’ambiente scolastico.

Il "Non ce la faccio" sui banchi di scuola arriva anche a casa

Difficoltà che poi si riversano sulla famiglia, che in alcuni casi si sente sopraffatta nel ruolo di aiuto-compiti. Durante l’incontro «Studiare che fatica! Un percorso a 360° - Quali strumenti?» alla fattoria sociale El Contadin, genitori e insegnanti hanno potuto confrontarsi con l’equipe educativa della divisione Educazione & Famiglia della cooperativa Castel Monte. Un team che si occupa di educazione domiciliare per tutti quei bambini e ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento.

«Un bambino – ha spiegato la dottoressa Martina Adami – va stimolato di continuo e tramite l’educazione a domicilio possiamo intraprendere una strada che permetterà di mettere in atto l’ascolto empatico, azioni di supporto e attivare un percorso in base alle risorse del ragazzo. Lo scopo finale è riuscire a portarlo all’autonomia senza volersi sostituire a lui, ma con un affiancamento costante riuscire a trovare un proprio metodo di studio. Inoltre, è altrettanto importante insegnare a gestire ansia, imbarazzo e rabbia».

Come passare da "Non ce la faccio" a "Ce la posso fare"

Questi sono tutti sentimenti che emergono proprio a causa della frustrazione di non riuscire a fare «come gli altri» e portano a perdere la motivazione allo studio. È necessario trasformarli in emozioni positive attraverso semplici frasi.

«I genitori – ha aggiunto la dottoressa Adami – dovrebbero accettare i limiti dei propri figli senza giudicare, evitare le frasi classiche come “Hai sbagliato” e trasformare il classico “Che voto hai preso” in “Come ti sei sentito oggi?”. Tutte strategie che promuovono l’ascolto empatico».

Anche secondo la dottoressa Marianna Dimonte: «Esiste sempre il rischio di mettere in atto azioni disfunzionali se si utilizzano giudizi negativi e totalizzanti perché le critiche diventano costruttive solo nel momento in cui stimolano una soluzione».

L'importanza della famiglia

L’attività di studio a domicilio può essere anche supportata in famiglia grazie all’utilizzo di strumenti specifici. Per gestire l’ansia, ad esempio, risulta molto utile organizzare il tempo settimanale dei figli, togliendo tutte le distrazioni che si possono creare quando subentra il momento dedicato ai compiti.

«Prima dei compiti – ha specificato Maddalena Andrici, educatrice e psicoterapeuta – è bene lasciare del tempo per scaricarsi se il bambino ha un carattere vivace e per rilassarsi se l’atteggiamento è tranquillo».

Per i ragazzi di scuole medie superiore, invece, risulta utile anche avere un’agenda da compilare insieme con cui organizzare il proprio tempo. «Avere una visione d’insieme – ha aggiunto Andrici – aiuta a prendersi avanti con i compiti e a gestire meglio il tempo dedicato alle attività ludiche». Per quanto riguarda l’attività di studio è bene ricordare che il metodo è soggettivo.

Il "Non ce la faccio" dei cosiddetti "secchioni"

Esistono, infatti, stili cognitivi differenti: bambini verbalizzatori, a loro agio con i riassunti e ragazzi visualizzatori che studiano meglio con mappe e schemi. «L’importante – ha precisato la psicologa Nadia Azzolin – è ricordare sempre che anche quelli che vengono chiamati “secchioni”, magari sono nati con delle predisposizioni ma di sicuro hanno fatto pure loro un grande lavoro per migliorare le proprie abilità». L’incontro info-formativo ha fornito una panoramica che potrà essere approfondita e, infatti, è già previsto un altro appuntamento per il mese di aprile.

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