A Pieve di Soligo

Anila Grishaj morta schiacciata dall'imballatrice, in tre finiscono a processo

I tre indagati sono un giovane collega, che avrebbe attivato il macchinario, il caporeparto e l'amministratore delegato della ditta

Anila Grishaj morta schiacciata dall'imballatrice, in tre finiscono a processo
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Anila Grishaj è morta a 26 anni in un tragico incidente sul lavoro. L'operaia di origini albanesi, residente a Miane, lavorava presso la ditta di produzione e commercializzazione di surgelati Bocon srl di Pieve di Soligo, il 14 novembre 2023 è rimasta schiacciata da un macchinario durante il suo turno.

Anila Grishaj morta schiacciata dall'imballatrice, in tre finiscono a processo

Le indagini sulla tragica morte di Anila Grishaj sono state concluse. La giovane è stata uccisa il 25 novembre 2023 dal braccio meccanico di una macchina imballatrice presso la Bocon, azienda di surgelati a Pieve di Soligo.

Sono tre gli indagati che andranno a processo: un giovane collega, che avrebbe attivato il macchinario mentre Anila si trovava ancora nelle vicinanze, il caporeparto e l'amministratore delegato della ditta. Tutti e tre dovranno rispondere di omicidio colposo e violazione delle norme di sicurezza sul lavoro.

Anila Grishaj

Il video dell'incidente

Ora gli indagati hanno circa venti giorni per scegliere se farsi interrogare dal pubblico ministero o presentare una memoria difensiva, prima che si avvii il processo.

Un video drammatico, che ha ripreso l'incidente, ha avuto un ruolo centrale nelle indagini, confermando la dinamica dell'accaduto e fornendo prove utili all'accusa.

Il macchinario coinvolto, un'apparecchiatura di nuova generazione dal valore di circa un milione e mezzo di euro, si era bloccato quel giorno.

Anila si era adoperata per circa mezz'ora cercando di individuare le cause del malfunzionamento, entrando più volte nel macchinario. Secondo le immagini, la giovane sembra allontanarsi dall'imballatrice per poi tornare indietro. Proprio in quel momento il braccio meccanico si è attivato improvvisamente, colpendola violentemente al collo e schiacciandole le vertebre.

La Procura ipotizza che dietro questa tragedia vi sia stato un errore umano o una grave sottovalutazione del rischio, dovuta a una mancanza di comunicazione tra gli addetti.

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