A Montebelluna

Ancora ricatti e uomini sposati e professionisti influenti: adescati su un sito di annunci gay da due ventenni

Un 25enne di Castelfranco e un 24enne di Montebelluna sono stati rinviati a giudizio per tentata estorsione

Ancora ricatti e uomini sposati e professionisti influenti: adescati su un sito di annunci gay da due ventenni
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E' successo ancora, sempre in provincia di Treviso: una coincidenza incredibile. La vicenda che vi raccontiamo oggi è infatti molto simile a quella dello scorso anno dei tre "baby giustizieri di Vedelago", che adescavano su chat gay e seviziavano presunti pedofili.

Quest'ultima vicenda in realtà è avvenuta nel 2021 a Montebelluna, dove un 25enne di Castelfranco e un 24enne di Montebelluna avrebbero ricattato, minacciando di rilevare la loro omosessualità, esponenti della cosiddetta "Treviso bene" contattati tramite un sito di annunci gay.

Chiuse le indagini, durate oltre tre anni e coordinate dal pubblico ministero Valeria Peruzzo, i due giovani (difesi dagli avvocati Iacopo Stefani, Aldo Morello e Valentino Cirri) sono stati rinviati a giudizio per il reato di tentata estorsione e compariranno davanti al gup Cristian Vettoruzzo il 28 novembre prossimo.

Due 20enni rinviati a giudizio per estorsione

I due giovani avrebbero preso di mira uomini sposati o professionisti influenti con tendenze omosessuali non dichiarate, minacciandoli di rendere pubbliche foto compromettenti e rivelare il loro orientamento sessuale, a meno che non versassero denaro. Con frasi del tipo "Se non ci dai i soldi, pubblichiamo le tue foto e diciamo a tutti che sei gay", contavano sul silenzio delle vittime per paura della vergogna e delle ripercussioni sociali.

Circa venti persone sarebbero state vittime del ricatto, ma solo un manutentore 48enne di Montebelluna ha deciso di denunciare il fatto ai carabinieri. Grazie al suo riconoscimento fotografico, i due presunti ricattatori sono stati identificati e posti sotto inchiesta. L'indagine, durata oltre tre anni e coordinata dal pubblico ministero Valeria Peruzzo, ha portato al rinvio a giudizio dei due giovani.

"Se non ci dai i soldi diciamo a tutti che sei gay"

I fatti risalgono al maggio del 2021, quando il 48enne, frequentatore di un sito di annunci gay, aveva risposto a un annuncio pubblicato dai due giovani, che proponevano un incontro a pagamento. Dopo aver accettato, il 48enne si era recato all'appuntamento davanti al Duomo di Montebelluna e aveva pagato 200 euro, ma durante il tragitto verso un luogo appartato i due avrebbero messo in atto il ricatto.

Uno dei giovani avrebbe dichiarato di essere minorenne, minacciando di denunciarlo per molestie, mentre l'altro lo avrebbe intimidito con la promessa di violenze fisiche e danni alla sua auto, se non avesse consegnato altri soldi.

Nonostante la paura, il 48enne ha trovato il coraggio di rivolgersi alle forze dell'ordine. Le successive indagini hanno permesso di scoprire che i due ragazzi avevano contattato diversi utenti del sito, ricattando una ventina di persone, per lo più sposate o di alto profilo, che però non hanno voluto sporgere denuncia.

Si fingevano gay per stanare in chat i pedofili per poi seviziarli

Questo grave episodio richiama alla mente una vicenda simile accaduta a Vedelago nel febbraio 2023: tre giovani, tra cui un minorenne, adescavano su chat gay e seviziavano in un casolare abbandonato presunti pedofili.

A far luce sulla vicenda erano stati i Carabinieri della compagnia di Castelfranco Veneto che, nel mese di febbraio 2023, nel corso di un blitz in un casolare abbandonato (effettuato a seguito di alcune segnalazioni di attività illecite al suo interno), hanno colto sul fatto i tre indagati mentre seviziavano un 50enne, disteso a terra immobilizzato mani e piedi con del nastro adesivo che gli copriva anche la bocca.

Il casolare abbandonato

Nel dettaglio, i militari dell'Arma, dopo aver notato il 20enne uscire dal casolare ed allontanarsi in sella alla sua bicicletta, hanno deciso di intervenire fermandolo per un controllo. L’atteggiamento nervoso del ragazzo che asseriva che si stava recando a fare un prelievo presso un vicino sportello automatico ha insospettito ulteriormente gli operanti che hanno così fatto accesso alla struttura. I Carabinieri si sono ritrovati davanti agli occhi il 19enne che stava tenendo il malcapitato sotto la minaccia di uno storditore elettrico, mentre il 16enne gli era seduto sopra per impedirne ogni movimento.

Tutto pianificato basandosi su una serie tv

Dopo quell'inquietante sequestro, i militari dell'Arma hanno portato avanti le indagini sulle posizioni dei tre giovani, scoprendo così una quadro generale ancora più agghiacciante.

La vittima sarebbe stata attirata nella trappola dopo uno scambio di messaggi in una chat gay. Un adescamento in piena regola da parte di tre ragazzi ispirato - questa la banale ma tremenda realtà emersa - dalla serie tv statunitense “To catch a predator”, un docu-reality che si propone di trovare e arrestare potenziali maniaci sessuali attraverso internet.

Dalla ricostruzione effettuata dagli inquirenti è emerso che i tre giovani, sulla base di quanto visto dalla serie tv, hanno sequestrato e rapinato in tutto otto uomini: i tre, infatti, si fingevano omosessuali e adescavano i loro obiettivi su chat gay con la promessa di incontri erotici. Il loro obiettivo era quello di individuare profili di presunti pedofili e punirli severamente.

Quattro delle otto vittime dei tre baby "giustizieri" hanno ritirato la querela, mentre altre due non l’hanno formalizzata. Gli episodi contestati quindi erano scesi da 8 a 2.

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